Scompare Gianni Borgna: assessore alla cultura ha dovuto misurarsi con la eredità di Renato Nicolini

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Gianni si impara a conoscerlo con il tempo, prima vengono gli aspetti più esteriori. La voce nasale, la statura piccola, la passione per Sanremo e le canzonette, l’attenzione, l’amore dell’età dell’adolescenza enucleate in quella espressione che è in uno dei suoi primi libri: l’estate come la notte sono un tempo senza scuola. Poi ci sono le telefonate, l’ansia di parlare con il giornale non abbastanza attento a certe azioni, a certe scelte. Poi, ancora, la scoperta dell’intellettuale politico, che si è misurato con il problema di tradurre le idee in atti amministrativi. Nel suo ultimo libro c’è il capitolo finale dedicato ai consigli per un giovane assessore alla cultura di Roma.

Di Roma, non di altrove. Perchè Roma era per lui un universo complesso, diverso dagli altri, difficile da governare nel suo specifico impasto di popolo e di cultura, intrecciati nei sentimenti e nella storia. Prima di tutto – scriveva – bisogna conoscere, le persone, gli ambienti che fanno cultura, arte, cinema. Poi bisogna sapere che mostro è la macchina amministrativa, le persone, anche lì, capaci di trovare le soluzioni di rompicapi che sembrano impossibili.

Quando lui era un giovane politico a Roma i padreterni della sinistra Pci si chiamavano Bufalini, Ingrao, Trombadori, Aldo Natoli, Della Seta, e poi Argan, Petroselli. La generazione dell’antifascismo e della Resistenza. Non deve essere stato facile misurarsi con questi padri, ci furono tensioni con la nuova generazione sessantottina. Gianni andava avanti e studiava, conosceva e imparava a comprendere quegli ambienti a loro modo aristocratici.

Insieme a Goffredo Bettini, Walter Veltroni, Ferdinando Adornato costruirono il meraviglioso rapporto con Pier Paolo Pasolini che è stato importantissimo per noi. Io mi iscrissi al Pci proprio per Pasolini.

Da assessore alla cultura ha dovuto misurarsi con la eredità di Renato Nicolini. E si è misurato. Non poteva imitarlo, non voleva rinnegarlo. Ha scelto di costruire tante cose che restano, oltre l’effimero che Renato ha trasformato in un segno indelebile della cultura della città . Così, per esempio, è nata la rete delle biblioteche cittadine, di cui era orgogliosissimo.
Jolanda Bufalini

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