Aldo Moro e la lezione del dialogo oltre le ideologie

Aldo-Moro-Berlinguer

La stretta di mano con Enrico Berlinguer rappresenta un prezioso insegnamento di chi credeva nei partiti e nella loro funzione storica

Giovanni Gostoli @giovannigostoli · 8 maggio 2018

Quarant’anni dalla morte di Aldo Moro, uno dei più grandi riformisti della storia italiana. Dopo cinquantacinque giorni di martirio il 9 maggio 1978 ha pagato con la vita l’impegno al servizio dell’Italia. Intellettuale e professore universitario in “prestito” alla politica, la sua visione resta a tutt’oggi fra le più significative. “Un uomo buono, mite, saggio, innocente e amico”, disse Paolo VI ai funerali.

La violenza criminale delle Br e del terrorismo è durata quasi dieci anni e ha compiuto centinaia di vittime. L’agguato di via Fani con l’uccisione degli uomini della scorta, il rapimento e la condanna del leader Dc, sono stati un attacco al cuore dello Stato e della democrazia italiana. In quel preciso momento è cambiato il corso della storia e il futuro del Paese.

Chi come me è nato negli anni Ottanta ha conosciuto Moro solo nei libri di storia, nelle riviste di cultura politica, in alcuni film, nei racconti di altri alle riunioni di partito, leggendo i suoi discorsi oppure gli articoli di giornale. Tante parole sono state scritte, perché immenso è stato il contributo di pensiero di Aldo Moro. Personalmente desidero ricordare uno dei “padri costituenti” con questa meravigliosa fotografia. Un’immagine presente anche in tanti circoli del Pd capace ancora di fare battere il cuore. La stretta di mano insieme a un altro gigante della storia, Enrico Berlinguer.

Per le nuove generazioni essa custodisce un prezioso insegnamento di chi credeva nei partiti e nella loro funzione storica. La lezione più bella, tra le tante preziose di Moro, è stata quella del “compromesso”: il dialogo oltre le ideologie. “Cum promittere”, promettere insieme. E trasformare il pensiero in azione per il bene comune e rigenerare la democrazia.

In questa fotografia non ci sono solamente due persone, due statisti, due leader, Moro e Berlinguer. Ci sono storie, culture, passioni e valori che si incontrano. Qualcosa di più grande. C’è il senso profondo di un rispetto reciproco e un modo di vivere l’impegno. Un sentimento genuino di cui oggi si sente tanto il bisogno. Quell’idea di preferire la politica ai tatticismi, l’incontro allo scontro, la gentilezza all’arroganza, la bellezza delle parole alla logica degli insulti, la convinzione di costruire con le persone ponti e non muri, la voglia di comprendere la complessità e non la facile suggestione della banalità, il desiderio non di chiudersi alle dinamiche del palazzo, ma di aprirsi ai bisogni e alle speranze del paese reale.

Insomma, la politica come missione, gesto di altruismo, rispetto e dialogo: farsi carico delle ragioni dell’altro. Di questo avrebbe bisogno l’Italia, qui c’è la missione originaria del Pd. Per continuare a difendere la democrazia. Una conquista che non è scontata e bisogna rinvigorire per tenerla viva. Dopotutto ricordare Aldo Moro oggi è una buona occasione anche per riflettere sul presente e “vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”. E forse come diceva: «perché qualcosa cambi dobbiamo cambiare anche noi».

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