
Elezioni regionali 2024 Cosa ci dice il voto in Liguria Le elezioni comunali non sono un test adeguato per misurare la forza elettorale di partiti e coalizioni sul piano nazionale. Soprattutto perché il formato dell’offerta è disomogeneo. In molti comuni sono presenti candidature a sindaco, liste e coalizioni “civiche”, sia perché non sempre i partiti nazionali si presentano con il loro simbolo.
Va inoltre considerato che, in ragione di una tendenza divenuta abbastanza netta a partire dagli anni tra il 2016 e il 2018, connesssa alla trasformazione delle basi elettorali delle due macro-aree politiche, i partiti di centrosinistra ottengono risultati significativamente migliori nelle città di maggiori dimensioni, nelle quali il risultato appare più facilmente interpretabile, proprio perché il formato dell’offerta risulta molto simile a quello delle competizioni nazionali.
Ciò premesso, se qualcosa dicono, quelle del 25 e 26 maggio 2025 segnalano una sostanziale stabilità dell’equilibrio tra centrodestra e campo largo già registrato alle europee e alle regionali del 2024. L’area del campo largo perde nel complesso qualcosa rispetto alle politiche del 2022, soprattutto a causa dell’elevato astensionismo degli elettori Cinque Stelle, ma risulta più competitivo, soprattutto se si presenta unito.
Questa interpretazione è coorborata dai risultati dei due comuni capoluogo, Genova e Ravenna, in cui il CS ha vinto al primo turno. Se si guarda la serie dei risultati registrati in queste due città nelle politiche del 2022, nelle europee e nelle regionali del 2024, si nota che essi costituiscono un ottimo “predittore” del risultato delle Comunali 2025. A Ravenna, il candidato del campo largo vince con il 58,2% dei voti, laddove il centrodestra risulta diviso.
A Genova, la candidata di centrosinistra vincente ottiene il 51,2%, mentre il candidato del centrodestra (qui unito) ottiene il 44,2%. La percezione di una sostanziale stabilità degli elettorati è confermata dalle stime sui flussi, che in questo caso abbiamo calcolato considerando il voto ai candidati a presidente nelle regionali del 2024 messo a confronto con il voto ai candidati a sindaco nel 2025. Nel caso di Ravenna, dove il centrodestra dando evidentemente per persa la competizione si è presentato diviso, si notano alcuni spostamenti che nel complesso si bilanciano, a vantaggio e a danno del candidato di centrosinistra. A Genova la stabilità del voto risulta pressoché perfetta.
Tab. 1 Genova e Ravenna. Percentuali sui voti validi registrati dai principali partiti e dalle due aree del Centrodestra e del Campo largo di Centrosinistra nelle elezioni per la Camera dei Deputati del 2022, per il Parlamento Europeo del 2024 e delle regionali 2024.


Nota metodologica I flussi elettorali sono gli interscambi di voto avvenuti fra i partiti nel corso di due elezioni successive. Nel nostro caso vengono stimati per singole città sulla base dei risultati delle sezioni elettorali. Si tratta di stime statistiche, e quindi di misure affette da un certo margine di incertezza. Il mero confronto fra gli stock di voti dei partiti di due elezioni non è sufficiente a spiegare gli spostamenti di voto effettivamente avvenuti, in quanto mascherano i reali flussi di voto che possono anche produrre saldi nulli. L’individuazione dei reali flussi elettorali può avvenire mediante due tecniche.
La prima consiste nell’intervistare un campione di elettori sul voto appena dato e sul voto precedente (con i problemi connessi a tutte le forme di sondaggio elettorale, in questo caso aggravati dalle défaillances della memoria e dalla riluttanza degli intervistati ad ammettere il loro eventuale astensionismo). La seconda – la tecnica qui utilizzata – consiste nella stima statistica dei flussi a partire dai risultati di tutte le sezioni elettorali di singole città.
Tale tecnica, detta «modello di Goodman», non è applicabile sull’intero paese, né su aggregati territoriali troppo ampi, quindi può essere condotta solo su singole città a partire dai risultati delle sezioni elettorali, assumendo che i flussi elettorali siano stati gli stessi in tutte le sezioni della città, a meno di oscillazioni casuali. L’errore statistico è quantificato dall’indice VR (più è elevato maggiore è l’incertezza della stima): nella situazione ottimale questo indice deve avere valore inferiore a 15. Il Cattaneo pubblica le stime dopo avere effettuato tali controlli.
Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo L’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo è sorto nel gennaio 1965, raccogliendo l’eredità dell’Associazione di cultura e politica Carlo Cattaneo, costituita nel 1956 per iniziativa dello stesso gruppo di giovani studiosi che nel 1951 avevano fondato la rivista il Mulino e poi, nel 1954, l’omonima Società editrice. Il 15 maggio 1986, con decreto del Presidente della Repubblica, ha assunto la personalità giuridica di Fondazione e l’attuale denominazione. L’Istituto svolge ricerche e analisi sulla società italiana, sulla partecipazione e l’opinione pubblica, sulle istituzioni di governo e le policy che promuovono le libertà individuali, uno sviluppo economico sostenibile, la coesione sociale. Il suo principale impegno consiste nel coniugare il rigore metodologico della migliore ricerca accademica con l’esigenza di fornire interpretazioni del cambiamento sociale utili ad orientarlo attraverso scelte consapevoli di attori pubblici e privati. In tutti questi campi l’Istituto è impegnato ad offrire analisi originali attraverso l’apporto congiunto di specialisti di diverse discipline: statistici, giuristi, sociologi, scienziati politici, economisti, psicologi sociali. Nel corso degli ultimi 40 anni, il Cattaneo ha curato oltre 100 rapporti per istituzioni pubbliche e private ed ha pubblicato – con continuità nel corso del tempo – una media di 4 volumi di ricerca all’anno, la gran parte dei quali presso la casa editrice il Mulino. In aggiunta, dal 1986 produce l’annuario Politica in Italia – Italian Politics, pubblicato in duplice edizione, italiana e inglese. Dal 1987 promuove, inoltre, la pubblicazione della rivista quadrimestrale Polis, collocata in fascia “A” dall’Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria (Anvur) nei settori sociologico e politologico. © Istituto Carlo Cattaneo
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