Elezioni regionali in Basilicata 2019 Chi ha vinto, chi ha perso.

Elezioni regionali in Basilicata 2019
Chi ha vinto, chi ha perso
Rimbalzo positivo dell’affluenza, in aumento rispetto al 2013
Vittoria storica del centrodestra, prima volta a livello regionale
Sconfitta storica per il centrosinistra: mai così in basso nelle regionali lucane
Espansione della Lega sempre più dominante nel centrodestra
Crescita del M5s, in controtendenza rispetto ad altre elezioni regionali ma…
…si conferma il crollo dei voti per i cinquestelle sul dato delle politiche

  1. Il contesto generale del voto
    Con il voto regionale in Basilicata di domenica 24 marzo si è chiuso il ciclo di elezioni precedenti l’appuntamento elettorale di maggio, quando gli italiani saranno chiamati alle urne per le europee e
    per il rinnovo di circa il 48% dei consigli comunali. Dalle ultime elezioni regionali è emersa una tendenza piuttosto chiara nel comportamento elettorale, con il progressivo rafforzamento della
    coalizione di centrodestra sotto la leadership della Lega di Salvini, il restringimento dell’area dei consensi a favore del Movimento 5 stelle (M5s) e una lieve ripresa del Pd e, più in generale, del
    centrosinistra dopo il tracollo registrato nelle politiche del 2018.
    Le elezioni regionali in Basilicata hanno confermato queste tendenze? Per rispondere a questo interrogativo, l’Istituto Cattaneo ha analizzato in maniera dettagliata gli esiti delle elezioni
    regionali in Basilicata, prendendo in considerazione sia l’andamento della partecipazione elettorale nel corso del tempo (dal 1970 ad oggi), sia i risultati elettorali ottenuti dai partiti nelle due diverse
    arene di competizione (politiche e regionali) nel corso degli ultimi venticinque anni.
  2. La partecipazione
    Le regionali del 2019 segnano un netto incremento dell’affluenza rispetto alla tornata elettorale precedente (+5,9 punti percentuali), quando soltanto il 47,6% degli elettori lucani si era recato alle
    urne. Infatti, nel voto di domenica scorso la partecipazione è stata del 53,5%, corrispondente a 307.188 votanti su un totale complessivo di 573.970 elettori. L’attenzione mediatica sulle elezioni in
    Basilicata, favorita dalla presenza attiva di alcuni leader nazionali, soprattutto per la coalizione di centrodestra, ha probabilmente contribuito a interrompere una tendenza negativa alla partecipazione
    elettorale che, a livello regionale, durava dal 1990.
    Tuttavia, al di là dell’aumento dell’affluenza registrato in questa occasione, come mostra la figura 1, il dato della partecipazione elettorale del 2019 è il secondo più basso nell’intera storia delle
    elezioni regionali dal 1970 ad oggi. Nel corso di questi cinquant’anni e delle 11 consultazioni regionali che si sono tenute in questo periodo, l’affluenza è diminuita di oltre 30 punti percentuali:
    fino al 1990, quasi l’85% degli elettori lucani, in media, si recava regolarmente alle urne, mentre nei decenni successivi si osserva un calo progressivo della partecipazione, attestandosi tra il 60 e il 70%
    fino al 2010, per poi attestarsi sotto il 50% nell’ultimo decennio.
    Fig. 1. Partecipazione elettorale nelle elezioni politiche e regionali in Basilicata dal 1970 al 2019 (valori %) Fonte: elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’interno.
    Questa tendenza negativa dell’affluenza nelle elezioni regionali si accompagna a un trend più ampio che coinvolge anche le consultazioni politiche nel contesto della Basilicata. Ciò nonostante,
    come indica la figura 1, la differenza nella partecipazione tra elezioni politiche ed elezioni regionali è andata allargandosi nel corso del tempo, soprattutto a partire dai primi anni duemila. Nei decenni precedenti lo scarto tra i due tipi di elezioni era minimo, se non del tutto nullo.
    Anzi, in alcune tornate (1985 e 1990) l’affluenza nelle regionali è stata addirittura superiore a quella delle elezioni politiche. Il distacco tra le due consultazioni è cresciuto in particolare a partire dalla
    prima metà degli anni novanta, toccando il punto più alto nel 2013, quando la differenza nella partecipazione elettorale tra elezioni politiche e regionali ha superato i 20 punti percentuali. Questo
    trend si è ridimensionato nel 2019, con una riduzione della distanza nell’affluenza tra i due tipi di elezione (-17,6 punti).
    Peraltro, questo dato è in parte “gonfiato” dalla presenza nelle liste elettorali a livello regionale degli elettori residenti all’estero, i quali nelle elezioni politiche sono esclusi dal computo regionale e
    rientrano nella Circoscrizione estero. Di conseguenza, se nel calcolo dell’affluenza venissero esclusi gli elettori lucani residenti all’estero (all’incirca 112mila), la partecipazione risulterebbe
    significativamente più elevata rispetto a quella indicata dalle statistiche ufficiali, attestandosi
    attorno al 63%.Chi ha vinto e chi ha perso
    Per stabilire i vincitori e gli sconfitti di questa tornata elettorale, è necessario procedere a una doppia comparazione. Innanzitutto, il confronto più “naturale” deve essere fatto tra elezioni dello
    stesso livello, cioè tra le consultazioni regionali del 2013 e quelle del 2019. In secondo luogo, considerata anche la vicinanza temporale tra i due appuntamenti elettorali, il voto in Basilicata a
    livello regionale può essere confrontato con quello delle recenti politiche dello scorso 4 marzo, per valutare le differenze nei comportamenti degli elettori nelle due diverse arene di competizione.
    Iniziando dal primo confronto (regionali 2013 e 2019), il quadro che emerge presenta un chiaro vincitore e un altrettanto chiaro sconfitto, ai quali va accostato un risultato positivo per il M5s (vedi
    tab. 1). Il vincitore è sicuramente la coalizione di centrodestra, il cui candidato alla Presidenza della regione (Vito Bardi) ha ottenuto il 42,2% dei voti (pari, in termini assoluti, a 124.716 voti), con
    un incremento di quasi 23 punti percentuali. Peraltro, la somma dei voti alle liste di centrodestra è stata lievemente superiore a quella raccolta dal suo candidato, arrivando a raccogliere il 42,4% dei
    consensi. All’interno della coalizione, è visibile un netto riequilibro delle forze a vantaggio delle componenti di destra: nel 2013, Forza Italia controllava il 57% dei voti dell’intera coalizione,
    mentre oggi si ferma appena al 21,6%. Inoltre, nella tornata precedente il partito di Berlusconi era la prima formazione politica del centrodestra; oggi invece è la Lega di Salvini ad avere raggiunto
    questo primato. Quindi, nella indiscutibile vittoria regionale del centrodestra va messo in evidenza il calo dei consensi per la principale componente moderata della coalizione,
    rappresentata da Forza Italia (che ha perso 2.565 voti, pari a 3,2 punti percentuali in confronto con il 2013). Al contempo, la lista centrista Idea, non presente nella precedente tornata, ha ottenuto un
    risultato in buona misura positivo (4,2% dei voti) e in linea con quanto raccolto congiuntamente in passato da Udc, Moderati in rivoluzione e dall’area vicina a Scelta civica.
    Di fronte al restringimento dell’ala moderata del centrodestra, anche in Basilicata si affermano – come già visto in Abruzzo, in Friuli-Venezia Giulia e parzialmente in Sardegna – i partiti
    ideologicamente più radicali della coalizione, cioè Lega e Fratelli d’Italia. Nel caso del partito di Salvini, il confronto con le regionali del 2013 è impossibile perché all’epoca la Lega non era presente
    sulla scheda elettorale. Tuttavia, quest’ultimo elemento rende ancora più significativo il risultato della Lega, arrivata a raccogliere 55.393 voti in una regione dove non si era mai presentata in passato
    nelle elezioni regionali e che, nelle altre consultazioni (politiche od europee) raramente aveva superato la soglia dell’1% dei voti (solo nelle politiche del 2018 la Lega aveva ottenuto il 6,3%).
    Un trend simile si osserva anche per Fratelli d’Italia, che ha guadagnato oltre 5.000 voti ed è cresciuta di 0,8 punti percentuali. Peraltro, il confronto con il 2013 non è perfetto perché cinque anni fa il partito di Meloni si è presentato in alleanza con Scelta civica e Grande Sud e, quindi, il risultato
    odierno è addirittura superiore rispetto a quanto indicato dalla nostra comparazione.
    Il principale sconfitto del voto regionale lucano è lo schieramento di centrosinistra che, come nel 2013, si è presentato al voto con un’alleanza “larga” composta in questa occasione da sette liste.
    Proprio questa composizione variegata rende complesso il confronto diretto con il voto di cinque anni fa, ma a livello generale la coalizione di liste di centrosinistra, oltre a perdere per la prima volta
    dal 1995 la maggioranza in Consiglio regionale, arretra di 26,5 punti percentuali (dal 59,6% al 33,1%), passando in termini assoluti da 148.696 voti a 97.886 (-50.810). Più complesso è, invece,
    il confronto tra le singole liste del centrosinistra, perché non tutte sono perfettamente sovrapponibili rispetto a cinque anni fa. In ogni caso, il dato che va sottolineato è il netto arretramento del Pd: nel
    2013 aveva ottenuto il 24,8% dei voti, mentre oggi la lista denominata Comunità democratiche-Pd si è fermata al 7,8%, con un calo di 17 punti che, in termini assoluti, equivale a oltre 36mila voti. La
    riduzione dei consensi nel centrosinistra si registra anche per la lista personale del candidato
    presidente (Pittella nel 2013, Trerotola oggi): in questo caso, il calo è di 28.302 voti e di 17 punti.
    Tab. 1. Risultati delle elezioni regionali in Basilicata nel 2013 e nel 2019
    Elezioni regionali 2013 Elezioni regionali 2019 Diff. 2019-2013
    Candidati e liste N. voti % voti Candidati e liste N. voti % voti N. voti p.p.
    Marcello Pittella 148.696 59,6 Carlo Trerotola 97.886 33,1 -50.810 -26,5
    Pd 58.730 24,8 Comunità dem. – Pd 22.423 7,8 -36.307 -17,0
    Pittella presidente 37.861 16,0 Trerotola presidente 9.559 3,3 -28.302 -12,7
    Psi 17.680 7,5 Psi 10.913 3,8 -6.767 -3,7
    Altri centrosinistra 34.110 14,5 Altri centrosinistra 53.105 18,3 18.995 3,8
    Totale coalizione csx 148.381 62,8 Totale coalizione csx 96.000 33,2 -52.381 -29,6
    Piernicola Pedicini 32.919 13,2 Antonio Mattia 60.070 20,3 27.151 7,1
    M5s 21.219 9,0 M5s 58.658 20,3 37.439 11,3
    Salvatore Di Maggio 48.370 19,4 Vito Bardi 124.716 42,2 76.346 22,8
    Pdl 29.022 12,3 Forza Italia 26.457 9,1 -2.565 3,2
    FdI + S. civica + Gs 12.033 5,1 FdI 17.112 5,9 5.079 0,8
    Udc 9.002 3,8
    Moderati in rivol. 847 0,4
    Lega 55.393 19,2
    Bardi presidente 11.492 4,0
    Idea 12.094 4,2
    Totale coalizione cdx 50.904 21,5 Totale coalizione cdx 122.548 42,4 71.644 20,9
    Maria Murante 12.888 5,2 Valerio Tramutoli 12.912 4,4 24 -0,8
    Sel 12.204 5,2 Basilicata possibile 12.124 4,2 -80 -1,0
    Altri candidati 6.610 2,7
    Altre liste 3.763 1,6
    Totale voti candidati 249.483 Totale voti candidati 295.564 46.081
    Totale voti liste 236.470 Totale voti liste 289.330 52.860
    Elettorato 575.160 Elettorato 573.970 -1.190
    Affluenza 273.794 47,6 Affluenza 307.188 53,5 33.394 5,9
    Fonte: elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’interno.
    Il voto regionale in Basilicata segnala, invece, un incremento dei consensi per il M5s, il quale ha quasi raddoppiato i suoi voti rispetto al 2013 (da 32.919 a 60.070 voti), passando dal 13,2%
    al 20,3%. Ancor più significativo è il dato della lista del M5s, che nell’arco di cinque anni sul piano regionale ha guadagnato 37.439 voti, corrispondenti a 11,3 punti percentuali. Questi dati confermano,
    a differenza di quanto osservato nei risultati di altre elezioni regionali, un progressivo radicamento
    dei consensi a livello territoriale per il M5s in Basilicata.
    Da ultimo, il dato della lista di sinistra (La Basilicata possibile), guidata da Valerio Tramutoli, mostra una sostanziale stabilità rispetto ai voti assoluti raccolti nel 2013 (di poco inferiore ai 13mila)
    e una lieve flessione sul piano percentuale, passando dal 5,2 al 4,4% (-0,8 punti percentuali). Oltre al confronto diretto e metodologicamente più corretto tra elezioni (regionali) dello stesso
    “ordine”, è utile comparare il voto regionale con quello politico, soprattutto se le due elezioni non sono troppo distanti tra nel tempo. Nella figura 2 abbiamo confrontato i voti ottenuti dai principali
    schieramenti politici in Basilicata nelle elezioni regionali e nazionali (politiche) dal 1994 al 2019.
    Fig. 2. Percentuale di voti alle coalizioni nelle elezioni regionali e politiche in Basilicata dal 1994 al 2019 (% su voti validi)
    Fonte: Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’interno.
    Come si può osservare, nel 2019 la coalizione di centrodestra ha ottenuto il suo miglior risultato nelle elezioni regionali dal 1995 ad oggi, superando il 42% dei consensi. Se confrontato anche con le elezioni politiche, il centrodestra era riuscito a fare meglio in Basilicata soltanto nel 1996, cioè nella stagione del bipolarismo coalizionale e, quindi, in assenza di un terzo polo/attore
    com’è poi emerso nel 2013 con l’ingresso nel sistema politico del M5s. Nel 1996, infatti, la coalizione allora guidata da Forza Italia aveva ottenuto eccezionalmente il 43,7% dei voti. Rispetto alle regionali
    di cinque anni fa, lo schieramento di centrodestra ha sostanzialmente raddoppiato i suoi consensi, passando dal 21,5% del 2013 all’attuale 42,4%. Si tratta di un risultato storico per il centrodestra
    in Basilicata, che riflette la tendenza osservata nelle ultime elezioni regionali e anche le intenzioni di voto dichiarate dagli elettori italiani a partire dalla formazione del governo Conte.
    In maniera speculare, il risultato storico a livello regionale per il centrodestra segnala un esito altrettanto storico, ma in questo caso di segno negativo, per il centrosinistra. In Basilicata l’alleanza
    dei partiti di centrosinistra raccoglieva mediamente il 65% dei consensi, rendendola – almeno a livello regionale – una delle poche “regioni rosse” al di fuori della tradizionale zona rossa collocata nella
    fascia centrale dell’appennino (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche). Se il centrodestra ha raddoppiato i suoi consensi rispetto a cinque anni fa, il centrosinistra li ha praticamente
    dimezzati, passando dal 62,7% dei voti ottenuti dalle liste a sostegno di Marcello Pittella nel 2013 al 33,3% del 2019. Si tratta, come già anticipato, del peggior risultato per la coalizione di
    centrosinistra nelle elezioni regionali dal 1995 ad oggi: un esito che riflette fattori sia contingenti (legati alle vicissitudini giudiziarie di alcuni esponenti del centrosinistra, a cominciare dal
    governatore uscente) sia strutturali (come lo slittamento di un numero consistente di consensi verso il centrodestra e in parte verso il M5s).
    L’unico elemento positivo per il centrosinistra deriva dal confronto con le politiche del 2018, quando registrò il suo peggiore risultato nell’intera storia repubblicana anche in Basilicata (19,6%).
    Rispetto a quel dato, il voto di domenica scorsa mostra quantomeno un’inversione di tendenza, derivante soprattutto dalla natura ampia della coalizione, dal tipo di sistema elettorale e dalla
    maggiore capacità di (ri)mobilitazione che i partiti di centrosinistra hanno sempre dimostrato nelle competizioni a livello locale.
    Per il M5s, il voto dei lucani segnale sicuramente un consolidamento dei consensi a livello regionale. Rispetto al voto in regione del 2013, quando la lista dei cinquestelle ottenne il 9% dei consensi, si osserva oggi un incremento di oltre 11 punti percentuali. Il che indica non solo una rescita dei voti, ma anche un progressivo radicamento del M5s in Basilicata: un fenomeno in controtendenza rispetto a quanto avevamo osservato nelle consultazioni regionali dei mesi scorsi (dal
    Trentino al Molise o all’Abruzzo e, con modalità diverse, in Sardegna). Tuttavia, va segnalato anche in questa occasione l’andamento “a fisarmonica” dell’elettorato cinquestelle, in grado di allargarsi
    enormemente nelle competizioni di rango nazionale (nel 2018, il M5s risultò primo partito con il 44,4% dei voti) e poi di restringersi in modo considerevole nelle consultazioni locali, dove contano
    radicamento territoriale, creazione di reti di consenso personale e qualità o esperienza dei singoli candidati. Anche nelle province della Basilicata, come si può osservare nella tabella 2, lo scarto tra
    le elezioni politiche e quelle regionali è stato superiore ai 21 punti percentuali: un dato più alto rispetto al valore medio nelle regioni considerate nella nostra analisi.
    Tab. 2. Confronto dei voti ottenuti dal M5s alle elezioni politiche del 2018 e alle ultime elezioni regionali in Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Trentino Alto-Adige e Sardegna per provincia (valori %)
    Regione Provincia Regionali (%) Politiche 2018 (%) Diff. p.p.
    Sardegna Nuoro-Ogliastra 8,9 45,1 -36,2
    Sardegna Carbonia Iglesias 9,6 45,8 -36,2
    Sardegna Sassari 10,3 44,3 -34,0
    Sardegna Oristano-Medio Campidano 8,6 42,3 -33,7
    Sardegna Olbia Tempio 9,0 38,7 -29,7
    Sardegna Cagliari 9,6 38,4 -28,8
    Basilicata Matera 20,8 46,3 -25,5
    Abruzzo Teramo 18,3 40,6 -22,3
    Basilicata Potenza 20,2 42,1 -21,9
    Abruzzo Aquila 13 33,6 -20,6
    Abruzzo Pescara 23,1 41,4 -18,3
    Abruzzo Chieti 24 41,9 -17,9
    Trentino-Alto Adige Trento 7,2 23,4 -16,2
    Molise Campobasso 32,4 47,6 -15,2
    Friuli-Venezia Giulia Udine 9,9 23,2 -13,3
    Friuli-Venezia Giulia Pordenone 9,5 22,6 -13,1
    Friuli-Venezia Giulia Gorizia 16,5 28,2 -11,7
    Trentino-Alto Adige Bolzano 2,4 14,0 -11,6
    Friuli-Venezia Giulia Trieste 15,2 25,9 -10,7
    Molise Isernia 29,6 40,1 -10,5
    Media 14,9 36,3 -21,4
    Nota: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’interno e degli Uffici elettorali delle singole regioni.
    Va notato, inoltre, che gli scarti più consistenti nel voto al M5s si registrano nelle province del sud (ad eccezione di Isernia), cioè proprio laddove le liste dei cinquestelle avevano ottenuto i risultati più elevati alle ultime elezioni politiche. Il recupero di questi “consensi intermittenti”, o comunque la loro ri-mobilitazione in vista delle prossime scadenze elettorali di rilievo nazionale, è
    certamente la sfida elettoralmente più impegnativa che dovrà affrontare Luigi Di Maio e il suo partito nei prossimi mesi.
    Fig. 3. Percentuale di voti a Sel-Leu, Pd, M5s, Forza Italia, Lega e FdI nelle elezioni regionali e politiche in Basilicata dal 1994 al 2019 (% su voti validi) Fonte: elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’interno. Nota: nel caso di Sel-Leu e del Pd sono stati
    aggregati i voti dei rispettivi partiti di provenienza.
    Osservando i risultati ottenuti dalle singole liste, gli aspetti da segnalare sono sostanzialmente tre.
    Il primo è il declino dei principali partiti cosiddetti mainstream, che hanno contrassegnato la storia elettorale degli ultimi venticinque anni: Pd e Forza Italia. Entrambi toccano il loro punto
    più basso proprio con elezioni regionali del 2019. Il partito di Berlusconi aveva raccolto, in media, nelle diverse competizioni in Basilicata circa il 18% dei voti, mentre oggi si è fermato al 9,1% dei
    voti: ciò le rende il secondo partito all’interno del centrodestra, ben lontano dalla leadership della Lega. Per il Pd, il declino è ancora più netto: in media, nelle elezioni della Basilicata aveva
    ottenuto il 31% dei voti, risultando sempre il primo partito in regione, invece oggi è il terzo partito con il 7,8%. In questo caso, il confronto tra liste è reso più complesso e meno “diretto” a
    causa della maggiore frammentazione della coalizione e della presenza di lista personali o locali, ma anche sommando liste contigue al Pd il risultato è in linea con il record negativo registrato nelle ultime elezioni politiche.
    Il secondo aspetto da segnalare è la competizione per il primo posto tra i due partiti oggi alleati al governo nazionale. Il M5s, con il 20,3% dei voti, è risultato il partito più votato in Campania,
    battendo – anche se in discesa rispetto alle politiche del 2018 – la Lega di 1,3 punti percentuali. Il partito di Salvini triplica i suoi voti in confronto con le politiche, passando dal 6,3% al 19% e
    diventando – anche in Basilicata – il primo partito all’interno della coalizione di centrodestra.
    Come detto, risulta sconfitto nello scontro diretto con l’attuale alleato di governo (M5s), ma rafforza ulteriormente il suo consenso elettorale in una regione del Sud dove cinque anni fa era completamente
    assente nella consultazione regionale e, nelle elezioni politiche, aveva raccolto appena lo 0,1% dei
    voti. Continua, dunque, la mutazione del partito di Salvini in una Lega nazionale, in grado di ottenere una quota di consensi consistente, superiore al 20%, in quasi tutte le regioni italiane.
    Infine, va messo in evidenza il risultato di Fratelli d’Italia (6%): il migliore, per il partito di Giorgia Meloni, negli ultimi vent’anni. Questo dato contribuisce inoltre a spostare il baricentro della
    coalizione di centrodestra sempre più verso le sue componenti maggiormente “radicali” come la Lega o, appunto, FdI. Oggi, questi due partiti controllano all’incirca il 60% dei consensi della
    coalizione di centrodestra, ribaltando così i tradizionali rapporti di forza e mettendo in minoranza le componenti moderate dell’alleanza.
    Per concludere, nella figura 4 abbiamo analizzato i risultati di tutte le elezioni politiche e regionali che si sono tenute dal 1970 ad oggi, mettendo a confronto il dato dei partiti sulla base non delle loro
    alleanze elettorali, ma dei loro orientamenti ideologici.
    Fig. 4. Percentuale di voti alle liste aggregate per orientamento politico nelle elezioni regionali e politiche in Basilicata dal 1970 al 2019 (% su voti validi)
    Fonte: elaborazione Istituto Cattaneo su dati del Ministero dell’interno.
    Dopo una lunga stagione di dominio elettorale democristiano, durato fino al 1994 (quando la Dc otteneva mediamente il 43% dei consensi), lo scenario delle elezioni lucane è stato caratterizzato dal
    sostanziale predominio dei partiti di centrosinistra, nella cui coalizione erano confluiti tanto i postdemocristiani
    che i post-comunisti. Questa situazione è durata, almeno nelle consultazioni politiche, fino al 2013, quando l’ingresso in scena del M5s ha spezzato il predominio del centrosinistra e ha
    posto le basi per un tripolarismo elettorale piuttosto equilibrato.
    Se alle elezioni politiche del 2018 il M5s aveva temporaneamente interrotto la struttura tripolare della competizione, imponendosi come primo partito e raggiungendo un risultato paragonabile, per
    dimensioni, a quello della Dc fino agli anni novanta, con le ultime regionali è tornato a riproporsi il tripolarismo nel comportamento degli elettori, ma in questo caso fortemente sbilanciato, per
    la prima volta, a vantaggio dei partiti di centrodestra.
    Per i motivi ricordati in precedenza, non è detto che questa situazione possa riproporsi anche in competizioni di livello nazionale. Se, però, dovesse accadere, gli equilibri politici tra i diversi schieramenti sarebbero notevolmente diversi rispetto a quelli osservati appena un anno fa: oggi osserveremmo il centrodestra come attore politico principale e il M5s e il centrosinistra a contendersi la seconda posizione. Ovviamente, da qui a maggio sono molte le variabili da tenere in considerazione che potrebbero modificare lo scenario pre-elettorale, ma la situazione ai blocchi di partenza,
    soprattutto nelle regioni del sud, potrebbe essere non troppo dissimile da quella emersa dal voto in Basilicata.
    Analisi a cura di Marco Valbruzzi
    Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo
    Tel. 051235599 / 051239766
    Sito web: www.cattaneo.org

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