Gentiloni: su riscatto solo illazioni, inaccettabile dire che Vanessa e Greta se la sono cercata

Paolo Gentiloni, Greta Ramelli, Vanessa Marzullo, Claudio Taffuri

La brutta avventura di Greta e Vanessa, le due cooperanti italiane rapite in Siria il 31 luglio scorso e liberate giovedì scorso, è finalmente conclusa. Dopo una lunga attesa, che si è protratta per tutto il pomeriggio, Greta Ramelli è arrivata nella sua casa a Gavirate, in provincia di Varese. La ragazza è giunta in auto insieme ai genitori, Antonella e Alessandro, e al fratello Matteo. Greta è entrata nella sua abitazione, dove era esposto uno striscione di ‘benvenuto’. Pochi minuti dopo essere tornata, è uscita per una manciata di secondi per dire poche battute ai giornalisti in attesa e ringraziare. “Chiedo scusa a tutti, non volevo provocare dolore”, ha detto la ragazza. “Mi ricorderò sempre” di quanti “ci hanno aiutate e sostenute”, ha detto con voce flebile, visibilmente emozionata, e ha parlato di “momenti difficili” ringraziandoo ancora quanti l’hanno sostenuta come “le persone che sono qui”.
Greta finalmente a casa: “Non tornerò in Siria, troppo pericoloso”
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“Per ora non voglio tornare in Siria. La situazione lì è insostenibile”, ha aggiunto la giovane che però ha poi aggiunto che è necessario “continuare ad aiutare” il popolo siriano. Nessuna dichiarazione invece su un eventuale riscatto . “Penso che su questo abbia già chiarito tutto Gentiloni. A noi non interessa”, ha detto il fratello Matteo che era con lei.

Poche ore fa era rientrata a casa a Verdello (Bergamo) anche Vanessa Marzullo. Vanessa è giunta a bordo di un’auto e, una volta scesa, è entrata in casa protetta dai familiari, dai numerosi giornalisti e cameramen presenti, senza rilasciare dichiarazioni. Vanessa si è poi affacciata alla porta della sua casa di famiglia per salutare i tanti giornalisti presenti. La ragazza, visibilmente stanca, ha fatto un gesto di saluto e si è limitata a dire “grazie”. “Ringraziamo tutti quelli che hanno lavorato per il nostro rilascio e tutte le persone che hanno pregato con noi”, ha poi aggiunto. In precedenza, sollecitata dai cronisti, aveva dichiarato di essere molto felici di essere a casa.

A parlare, all’interno dell’abitazione, è stato invece papà Salvatore. “Tutto quello che è accaduto – ha sottolineato – adesso è acqua che scorre sotto i ponti. Vogliamo dimenticare tutto”. “L’ho trovata bene e non ha subito violenze”, ha aggiunto. “Si è dunque trattato di una brutta storia fortunatamente a lieto fine. Ora ha bisogno di qualche giorno di tranquillità. Anche a noi non ha ancora raccontato i dettagli”.

“Ringrazio di cuore tutti quelli che ci sono stati vicini in questi mesi e in questi ultimi giorni – ha sottolineato Salvatore Marzullo -, dal governo ai nostri vicini”. Da ore cronisti e operatori erano in attesa del rientro della volontaria. Proprio stamattina la zia di Vanessa era uscita dalla casa pregando tutti “di lasciare tranquilla Vanessa”. Davanti alla casa le cugine avevano srotolato altri striscioni di bentornata.

Si avvia quindi verso l’epilogo la lunga e angosciante vicenda delle due cooperanti lombarde rapite in Siria a fine luglio, tre giorni dopo il loro arrivo. “Eravamo andate laggiù solo per aiutare i bambini”, hanno raccontato al loro arrivo a Ciampino, “ma abbiamo sbagliato a farlo in quel modo e non ci torneremo”. La liberazione di Vanessa e Greta ha scatenato aspre polemiche politiche legate alle condizioni del loro rilascio, nonostante il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni abbia definito “illazioni” le notizie sul pagamento di un riscatto di 12 milioni di euro. Al loro arrivo, le due ragazze sono state ascoltate in contemporanea per oltre 5 ore dai magistrati e dai Carabinieri: “Abbiamo sofferto, ma non ci hanno fatto del male”, hanno raccontato.

Le giovani cooperanti hanno anche spiegato di essere state tenute prigioniere da “persone che avevano sempre il volto coperto” e di non essere mai state minacciate di morte. In ogni caso le due volontarie si sono dette certe di aver cambiato più luoghi di detenzione. La lunghissima trattativa ha poi avuto un accelerazione negli ultimi giorni: “A un certo punto, non sappiamo dire quando (gli inquirenti sono convinti si tratti dei contatti interrotti poco prima del Natale scorso, ndr) abbiamo realizzato che stavano trattando. Che forse la nostra liberazione era imminente. Poi, però, ci siamo anche accorte che la cosa era saltata, forse per un problema tecnico. E per questo ci hanno fatto fare un video (quello postato in rete il 31 dicembre, ndr) “. In quel video le due cooperanti chiedevano aiuto: “Sono stati loro a a dirci cosa dire, a drammatizzare i toni. Volevano riprendere la trattativa”. Che si è poi finalmente conclusa pochi giorni dopo.

Repubblica

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