IL CONSIGLIO, CHE SI SCIOGLIE…NELL’ACQUA

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L’epilogo del Consiglio di ieri sera ha dato luogo ad una stura di censure, condanne, biasimo e ad una conclusione che si può sinteticamente tradurre nel classico “ci rivedremo a Filippi”, e cioè alle prossime elezioni. In premessa c’erano già alcuni presupposti che hanno colto di sorpresa una maggioranza tutt’altro che solida ed un consiglio comunale che doveva fare scelte strategiche sul tema dell’acqua. C’era chi puntava esclusivamente alla solidarietà per i denunciati, chi avrebbe voluto fare il punto della situazione (soprattutto per decidere il da farsi ed esprimere solidarietà ai denunciati), chi manifestava dissenso per affar suo e non ha trovato di meglio che disertare il consiglio compromettendone il numero legale, chi intendeva segnare una visibilità (inesistente durante i giorni fatidici della crisi idrica) e chi, come alcuni cittadini decisamente critici, si aspettava un percorso lineare sulla solidarietà ma soprattutto sul futuro dell’approvvigionamento idrico.
Va in onda tutto sommato una buona discussione che però si conclude con un flop che segna la distanza tra la serietà degli argomenti e la pochezza della maggioranza che non tiene.
Dunque il biasimo e le critiche ci stanno tutte ma nel frattempo che si esauriscano le censure, i discorsi sulla pubblicizzazione dell’acqua, i disincanti, gli inviti al Sindaco, Assessori e Consiglieri Comunali (in toto) ad andare a casa, la questione dell’acqua (unitamente ad altre questioni) ha bisogno di decisioni e dunque di governo. Al netto di comunicati talvolta un po’ trionfalistici e di bevute d’acqua simboliche (ma è pur vero che un po’ d’acqua in più si è recuperata) la situazione resta drammatica. E credo che su questo punto alcune risposte, emerse dalla discussione in Consiglio, siano state giuste ed utili. Ed è giusto ragionarci su senza minimamente sottovalutare la tenuta del governo cittadino su questa ed altre questioni. Al netto dei ritardi e delle sottovalutazioni che dir si voglia, il contrarsi delle risorgive ha scoperchiato il disastro in cui versa la rete di approvvigionamento idrico ed il fallimento della gestione, ponendo la necessità di cambiare verso.
Il fenomeno riguarda il distretto idrografico dell’Appennino Centrale, il cui osservatorio continua ad esprimere forti preoccupazioni. L’alimentazione e dunque la ricarica delle risorgive si è contratta. Conseguenza elementare è che l’acqua prodotta dal bacino imbrifero (Mazzoccolo area montana di Kmq.42 Mazzoccolo) non vada sprecata e perciò bisogna rifare la rete e ridurre drasticamente le perdite. In Consiglio questa certezza è stata evidenziata un po’ da tutti gli intervenuti. I Comuni devono reimpadronirsi del tema acqua, intanto e subito, e con tutte le informazioni utili per verificare la bontà dei lavori ipotizzati dal Gestore. Il Comune di Formia si è dotato di un consulente che lo aiuterà a seguire, passo dopo passo, l’evolvere delle decisioni e degli interventi. In questo senso il Sindaco è stato chiaro. Occorre scongiurare il pericolo che si giunga alla prossima primavera senza aver fatto lavori decisivi per l’approvvigionamento di tutti i quartieri della città (e di quelle del Golfo).
Infine vorrei avanzare una proposta. Le maggioranze di governo cambiano, con essa Sindaci, Assessori e Consiglieri. All’interno dell’apparato amministrativo non ci sono dirigenti che conservino la memoria storica dei sistemi di approvvigionamento idrico. E’ indispensabile, invece, assicurare una conoscenza adeguata, costante nel tempo, che sia in grado di interfacciarsi e misurarsi con qualsiasi Ente Gestore (di ora e del futuro). Il Comune definisca una figura (con annesse competenze, regolamentandone compiti e funzioni) e faccia una selezione pubblica (a cui possano partecipare anche dirigenti interni) per individuarla, che duri almeno 5 anni e che sia un vero e proprio “Curator Aquarum”, a cui vengano riconosciute e rimborsate le spese degli spostamenti di carattere unicamente istituzionale. Francesco Carta.

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