Intervista a Gianni Cuperlo su Repubblica

Assemblea nazionale del Partito Democratico, prima giornata

Genova. Oggi non puoi che partire da lì. Gian Antonio Stella ha scritto stamane un articolo severo, anche doloroso, ma fondamentalmente giusto. Sullo “sblocca Italia” si stanno mobilitando in tanti, e con serie ragioni. Ne parleremo a breve. Oggi ho risposto a qualche domanda di Giovanna Casadio su Repubblica. Ve le allego (domande e risposte) qui sotto. Buona domenica.

“Sarò in piazza il 25 ottobre, certo. Il vertice della Cgil ha corretto i toni di alcuni che mi erano sembrati sbagliati”. Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, annuncia battaglia sul Jobs Act. E sull’ipotesi di espellere i dissidenti del Pd avverte: “Renzi respinga lo zelo di alcune sue tifoserie. Quando sei alla guida del PD non puoi cercare la divisione del tuo fronte. Se lo fai potrà benedirti la destra, magari le ruberai qualche voto, ma indebolisci ragioni e principi della tua parte. E questo oggi non conviene a nessuno, neppure al premier”.

Lei andrà in piazza a manifestare il 25 contro il Jobs act, anche se nella Cgil c’è chi non la vuole?

Quando in gioco entrano i diritti il confronto non è solo dentro il Parlamento. Per questo con quella piazza bisogna dialogare. Perché è interesse del Paese allargare il fronte di chi vuole una riforma con più risorse e anche radicalità nell’innovare dalla parte giusta..

La minoranza dem tiene i piedi in due scarpe: da un lato in Parlamento vota la fiducia e poi fa le proteste di piazza?

Io rivendico una coerenza. E mi batterò perché alla Camera non si arrivi alla fiducia. Quella riforma va migliorata. Sento ripetere “si discute e poi si vota allo stesso modo”. Ma appunto, si discute. Se annunci già ora la fiducia e blindi la norma sei tu che neghi l’impegno preso a parole.

Tuttavia se sarà messa la fiducia, la voterà?

So che la fiducia al governo è l’atto più impegnativo. So anche che sul legame tra convinzione e responsabilità si sono riempiti scaffali. Penso che la mia responsabilità non possa violare alcuni principi. Per questo mi rivolgo al Segretario e gli chiedo di ricostruire l’unità del suo campo e della sua comunità. Se non lo facesse a emergere sarebbe il divario tra il potere che detiene e la statura della sua leadership. Ha intelligenza per evitarlo. Quindi fino all’ultimo lavorerò per unire e cambiare, ma la premessa non può essere che comunque alla fine si vota qualunque cosa.

Cosa vi aspettate adesso: modifiche davvero?

Certo, perché per me conta il merito. Io dico che innovare si deve a partire dalle risorse che sono decisive. E naturalmente le tutele da estendere, un salario minimo, il tempo indeterminato come regola. Dove il governo sbaglia è nell’idea che dopo il triennio di prova possa vivere una disparità tra lavoratori con pari contratto ma diritti e tutele differenti. Non sarebbe forse quella una diseguaglianza di fatto?

E sull’articolo 18?

Parliamo di una norma già cambiata ma che ha avuto negli anni un effetto deterrente. L’impatto sulla crescita di una sua abolizione è pari a zero. Il punto, anche di democrazia, è che la delega non ne parla. Non è un dettaglio. Siccome l’istituto della “delega orale” non è previsto, se il governo mettesse mano alle norme sul licenziamento si avrebbe un eccesso di delega. E questo non si può fare.

Tocci si è dimesso da senatore, i tre che non hanno votato la fiducia a Renzi rischiano l’espulsione. Il Pd è un partito-soviet?

Spero che l’Aula respinga le dimissioni di Tocci. E la disciplina di partito è qualcosa in cui credo. Non a stagioni alterne come chi si è lodato per non aver votato Marini e adesso sollecita espulsioni. Non c’è un partito senza disciplina, ma neppure può sopravvivere la disciplina senza un partito.

Pensa che Led di Migliore dovrebbe entrare nelle file dem o, al contrario, che ci sia bisogno di una cosa di sinistra?

Ma per me una cosa di sinistra dovrebbe essere il PD. Certo da cambiare e allargare a movimenti e forze sane fuori da noi. Per questo mi preoccupa l’abbandono silenzioso di tanti e vorrei che la discussione su cosa è oggi questo partito fosse sincera perché vedo i rischi di una mutazione profonda.

Fino a quando riuscirete a evitare la scissione?

Quel termine non mi appartiene. Ma a Renzi dico che non si fanno buone riforme dividendo il Paese. Contrapporre precari a garantiti. Rompere la solidarietà tra generazioni. Liquidare le rappresentanze sociali come un’eredità malinconica. Da una crisi come questa non si esce armando una parte dell’Italia contro l’altra. E comunque non può farlo la sinistra.

You must be logged in to post a comment Login