MARICOLTURA SOSTENIBILE E SALVAGUARDIA AMBIENTALE

Al Ministro dell’Ambiente, On.le Sergio Costa

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Sen. Teresa Bellanova,

Presidente della Regione Lazio, On.le Nicola Zingaretti

All’Assessore Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali, Dott.ssa Enrica Onorati

Ai Sindaci dei Comuni di Gaeta Dr. Cosmo Mitrano, Formia Prof. Paola Villa, Minturno Dr. Gerardo StefanelliComando

Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, COMANDANTE GENERALE Ammiraglio Ispettore Capo (CP) Giovanni PETTORINO

ARPA – LazioISMAR Istituto di Scienze Marine
Oggetto: acquacoltura sostenibile, fuori dall’area sensibile, per la salvaguardia ambientale del golfo Gaeta, Formia e Minturno rappresentano ormai una conurbazione, un sistema metropolitano costiero che conta circa 80.000 abitanti residenti, distribuiti sui 22 Km. di costa della rada su cui le città si affacciano. Il mare che lambisce le coste dei comuni ignora i confini amministrativi. Esso non appartiene ad un comune piuttosto che ad un altro. Perciò è interesse di tutti adottare politiche di sviluppo e di salvaguardia comuni. È di questi giorni la problematica relativa alla scadenza delle concessioni degli allevamenti di pesci nelle acque del golfo. Esse sono localizzate all’interno dell’area sensibile, così come individuata dalla Regione Lazio nel 2010. La principale preoccupazione dei più è quella di localizzare offshore le gabbie dei pesci, oltre il confine dell’area sensibile, dimenticando però che questo è soltanto uno dei problemi.

Video girato nel 2012


I maricoltori, nonostante la distanza degli impianti dalla costa, devono essere considerati come utenti del litorale. Per questo tali attività dovranno relazionarsi a tutte le altre attività antropiche sulla costa, anche in considerazione del loro impatto cumulativo sull’ambiente. L’acquacoltura deve essere un’attività sostenibile, che non significa solo salvaguardia delle risorse ambientali. Essa deve essere al tempo stesso economicamente valida, tecnologicamente avanzata, e socialmente accettabile. Per soddisfare i requisiti di sostenibilità occorre attenersi ad alcuni indirizzi di riferimento. Essi sono di emanazione europea (Direttiva 2000/60/CE) e sono stati recepiti dall’Italia (D.Lgs. 152/2006) attraverso una complessa normativa, non sempre di facile interpretazione.


Tra i principali indirizzi troviamo: • la valorizzazione delle produzioni attraverso marchi di qualità, che nell’ambito della filiera identificano la componente ambientale e offrano qualità e sicurezza di prodotto; • l’applicazione di nuove tecniche di allevamento, di tecnologie appropriate ai luoghi e alle diverse situazioni, al fine di ridurre gli impatti ambientali;• lo sviluppo di procedure di tracciabilità e rintracciabilità e l’applicazione di metodologie di produzione biologica;• l’adozione di protocolli di monitoraggio ambientale e di misure per la riduzione e/o mitigazione degli effetti ambientali;• lo sviluppo della ricerca e della tecnologia nel settore.Come si traducono tali indirizzi per la maricoltura del golfo di Gaeta? Il problema è complesso, ma non complicato. Sicuramente si dovrà operare utilizzando sistemi di allevamento e localizzazioni a mare che siano in armonia con tutte le altre attività economiche che fanno uso della stessa risorsa. Procedere senza coordinare significa condurre al degrado il mare e i territori, perché è del tutto evidente che le risorse naturali ed ambientali, una volta compromesse ed esaurite, cesseranno la loro funzione attrattiva.


Occorre quindi un progetto comune di salvaguardia ambientale delle acque del golfo.
Tale progetto, per quanto riguarda gli allevamenti a mare, non può prescindere dalle indicazioni dell’ARPA. Secondo l’Agenzia devono essere effettuati studi riguardo le caratteristiche idrodinamiche e anemometriche (velocità e direzione delle correnti, presenza di venti, etc.), fondamentali per prevedere direzione e velocità di trasporto della materia organica. Infatti diversi studi nel settore hanno messo in evidenza che un impianto di maricoltura può avere un raggio medio di dispersione di materia organica solitamente fino a 200-250 m e, in alcuni casi, in situazioni di basso ricambio idrico, può arrivare fino a 500 metri.Per questo è buona norma impedire localizzazioni con batimetria inferiore a 25 metri di profondità e, nel caso che ci occupa, le profondità sono comprese tra i 17 e 1 21 metri. Inoltre per evitare la mancanza di una sufficiente colonna d’acqua sotto il limite inferiore della gabbia, che non consentirebbe la dispersione dei prodotti di risulta, dalla base della gabbia al fondale dovrebbe mantenersi una distanza di almeno 5 m. L’ARPA suggerisce poi che gli impianti di maricoltura non possono essere realizzati ad una distanza inferiore a 3 Km dagli insediamenti urbani e da aree a vocazione turistica. Tale disposizione, ha lo scopo di evitare la possibilità di contaminazione del prodotto allevato e di evitare che, nell’ambiente, si produca un effetto cumulativo dovuto alle diverse tipologie di impatti (es. reflui urbani e sostanze dell’impianto di allevamento).
Non siamo all’anno zero. Le normative di tutela (tra tutte, la classificazione di area sensibile del golfo da parte della Regione Lazio), le regole suggerite dall’ARPA, la maturità professionale e l’esperienza degli operatori (tutti), costituiscono i presupposti per un effettivo progetto di sviluppo delle attività che utilizzano le acque del golfo di Gaeta. Sta alle città del golfo, di concerto con la Regione, promuovere un Tavolo Permanente per i problemi comuni. Lo spostamento delle gabbie, per ottemperare alle prescrizioni dell’Area Sensibile della Regione Lazio e per perseguire gli indirizzi di salvaguardia ambientale (recepiti a livello europeo) e le indicazioni dell’ARPA, può costituire l’occasione per un ammodernamento degli impianti e perciò andrebbe assistito con idonei finanziamenti.È compito delle amministrazioni del golfo, di concerto tra loro, saper tradurre in atti amministrativi quanto esposto. Per quanto ci riguarda saremo vigili affinchè emergano, nel segno del buon governo, provvedimenti orientati al rispetto dell’ambiente, delle regole e di tutte le attività economiche del golfo.

Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine, Pres. Avv. Patrizia Menanno

Associazione Pendolari Minturno Scauri, Pres. Prof. Francesco Valerio

Confconsumatori Latina, Avv. Franco Conte

Associazione cittadini per la tutela dei beni comuni. Prof. Anna De meo

Laboratorio Socio Economico di Gaeta

Sud Pontino Social Forum, Resp. Dr. Biagio Magri

MARICOLTURA un intervento del 7 Novembre 2005

DEMOCRATICI DI SINISTRA

Federazione di Latina-Coordinamento Sud-Pontino

Comunicato stampa

      Le delegazioni di Formia (Francesco Carta,Nicola Magliozzi, Gerardo Forte, Vincenzo Liguori, Vincenzo Treglia) e di Gaeta (Augusto Narducci, Silvio D’Amante,Luigi Valente, Salvatore Di Maggio, Erasmo Iannola) hanno incontrato, Venerdì 5 Novembre  il Sindaco di Formia e il Consigliere Regionale  Domenico Di Resta per un confronto sulle questioni della maricoltura e della tutela del Golfo di Gaeta.

     E’ avvertita ormai diffusamente la necessità di un Piano Regolatore del Golfo che si basi da un lato,sulla concertazione dei Comuni, degli Enti sovracomunali e di tutti quei soggetti che operano sul mare e dall’altro sulla sostenibilità delle opere e delle attività condotte.  

    A tale proposito si vuole attivare, a norma della Legge Regionale n. 1 del 2001 (Programma integrato di interventi per lo sviluppo del litorale del Lazio) la misura 1.1.7 (sperimentazione Integrated Coastal Zone Management) per il Golfo di Gaeta ed in particolare per la rada e la riviera di Ponente.

    Pertanto i presenti hanno convenuto di sollecitare la Regione Lazio per l’attivazione immediata di un monitoraggio del Golfo con l’obiettivo prioritario di individuare le aree più idonee per la delocalizzazione degli impianti di ittiocoltura al fine di tutelare la riviera di Vendicio e contestualmente consentire l’inizio dei lavori del porto di Gaeta.

    Così come convenuto nell’incontro tenutosi recentemente in Regione con l’Assessore Ciani, è necessario procedere ad una pianificazione dei costi e dei tempi necessari per la delocalizzazione al fine di realizzare il progetto nel più breve tempo possibile.

    La riorganizzazione degli impianti, opportunamente dislocati in acque più profonde e sufficientemente separati per tipologia (miticoltura separata dall’itticoltura), è una esigenza sentita anche da parte delle imprese del settore  interessate a produrre pesce e mitili di qualità ma che non può essere realizzata senza le garanzie sperimentali ed economiche (sostenute anche dalla Regione) che permettano alle aziende di affrontare tale cambiamento.

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