Mille delegati all’Ergife di Roma. L’Assemblea prima si divide poi vota all’unanimità la relazione del reggente che avverte: “Se tocca a me, tocca a me”

martina

ROMA – L’Assemblea del Pd si spacca sulla decisione di non votare il segretario, poi la tregua: Martina resta reggente e la sua relazione è stata approvata all’unanimità. Con un rinvio della decisione del futuro assetto del partito al Congresso, si è conclusa all’Ergife l’Assemblea dem.

Il meeting pd si era aperto spaccandosi sulla proposta del presidente, Matteo Orfini, di rinviare l’odg che aveva al primo punto la formalizzazione delle dimissioni di Matteo Renzi (ha rinunciato a parlare e poco dopo il voto che ha fatto slittare l’odg ha lasciato l’Ergife) per concentrarsi sulla situazione politica con la possibilità della nascita del governo Lega-M5s. Sull’odg (pur approvata all’unanimità dal collegio di presidenza) l’Assemblea si era divisa: 397 sì, 221 no e 6 astenuti. La proposta di Orfini era stata accolta dalla platea con alcuni fischi e diversi “noooo” di contrarietà. “Siamo in un partito democratico, chi vuole fischiare lo faccia fuori”, aveva replicato il presidente.

Mentre l’assemblea si divideva in due grossi blocchi, le dimissioni di Renzi (secondo lo statuto non devono essere votate, ecco perché si parla di ‘presa d’atto’) diventavano ufficialmente “irrevocabili”. Resta irrisolto il nodo sul futuro di Martina: i renziani avevano chiesto la sua rinuncia alla candidatura per la segreteria nel caso in cui avesse portato il partito al Congresso. Anche la discussione su questo delicato tema è stata rinviata.
Ma come mai il colpo di scena del rinvio che ha preso in contropiede molti delegati e che non era stato previsto nei giorni scorsi? Secondo la lettura dei renziani, Renzi aveva i numeri in assemblea per far passare la mozione, ma ha scelto per senso di responsabilità, per il momento che c’è nel Paese, di non andare a spaccare l’assemblea. Secondo la lettura dell’area Martina, i renziani hanno scelto di evitare il voto perchè non più certi dei numeri. Al di là delle diverse interpretazioni, Renzi ha fatto sapere di essere soddisfatto perché l’Assemblea nazionale ha deciso di evitare divisioni. Fonti a lui vicine hanno aggiunto: “Ha vinto la linea di chi, come lui, Paolo Gentiloni e Marco Minniti, chiedeva di congelare il dibattito interno. Aver ottenuto unità e pace interna è un risultato importante”.

Per l’elezione del segretario, se ne parlerà più in là, non prima dei ballottaggi delle amministrative. L’Assemblea del Pd ha preso il via con l’inno di Mameli. Presente, tra gli altri, anche il premier Paolo Gentiloni. Il prologo dell’Assemblea è stato dedicato alla questione del Lavoro e dei ‘Morti sul lavoro’ con un minuto di silenzio.

• A FAVORE DELL’ODG UNA MAGGIORANZA TRASVERSALE
Una maggioranza trasversale a cui hanno preso parte molti dei big che sostengono il reggente, ha votato la modifica dell’ordine del giorno. Tra questi anche Areadem, la corrente che fa riferimento a Dario Franceschini. Allo stesso tempo, viene sottolineato tra i delegati vicini all’ex segretario, “tra quanti hanno votato contro la modifica ci sono state le aree di Michele Emiliano e Andrea Orlando, ma anche tanti renziani”.

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