Perché aumenta la disuguaglianza in Italia 27.04.18 Massimo Baldini (da la Voce info)

Perché aumenta la disuguaglianza in Italia

27.04.18
Massimo Baldini

I dati Eurostat sulla distribuzione del reddito dicono che la disuguaglianza in Italia è aumentata durante la crisi. Non per la crescita dei redditi più alti, ma per il forte calo di quelli bassi. Di sicuro, rispetto a quindici anni fa, sale la povertà.

Tendenze in atto

I recenti dati Eurostat sulla distribuzione del reddito in Italia sono stati accolti come una conferma di alcune tendenze: aumento della disuguaglianza, del divario tra ricchi e poveri e della quota del reddito nazionale che va ai più benestanti. È una lettura in parte corretta, ma incompleta. Vediamo perché.

La disuguaglianza nella distribuzione del reddito, misurata dall’indice di Gini, è leggermente cresciuta durante la crisi, per tornare ai livelli di circa 15 anni fa (figura 1). Sembra che la crescita dei primi anni Duemila abbia provocato un calo della disuguaglianza e la crisi iniziata nel 2008 un successivo aumento. La variazione tra 2008 e 2016 è statisticamente significativa, anche se non di molto. Insomma, in Italia l’indice di Gini continua a oscillare tra 0.31 e 0.33.

Figura 1 – Indice di Gini in Italia tra 2004 e 2016

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Fonte: elaborazioni su dati Silc. Le linee tratteggiate rappresentano l’intervallo di confidenza al 95 per cento.

Quanto al divario tra ricchi e poveri, è in effetti aumentato, ma soprattutto a causa del crollo dei redditi più bassi. Durante la crisi, infatti, i redditi di tutti i decili sono mediamente diminuiti (primo grafico della figura 2), ma la perdita è stata molto superiore per il 10 per cento più povero della popolazione. I primi anni della ripresa (tra il 2014 e il 2016) hanno visto un recupero dei redditi medio-alti (secondo grafico), mentre quelli bassi sono ancora diminuiti. Se consideriamo l’intero periodo 2008-2016, si conferma il calo medio per tutte le fasce di reddito, molto più forte per i redditi bassi.

Figura 2 – Variazione % del reddito disponibile per decili in Italia

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Nota: le variazioni si riferiscono al reddito disponibile equivalente di fonte Eurostat, che tiene conto della composizione della famiglia. L’unità di analisi è l’individuo. L’anno di riferimento del reddito è l’anno precedente a quello in cui si svolge l’indagine: i redditi 2016 in realtà sono stati percepiti nel 2015.

Il confronto con Germania e Francia

I dati Eurostat forniscono anche l’occasione per confrontare i redditi degli italiani con quelli di altri paesi europei. Qui consideriamo solo quelli di Germania e Francia. La figura 3.1, che mostra come è cambiato il reddito disponibile reale medio del 10 per cento più povero delle persone, conferma che in Italia questo gruppo ha subito un forte calo del reddito, mentre in Germania e Francia il primo decile non solo ha un reddito medio più alto, ma è anche diminuito meno o è rimasto sostanzialmente costante. La figura 3.2 ci dice che il reddito della classe media ha tenuto molto bene in Francia e Germania, mentre in Italia è sceso durante la crisi, per cominciare un timido recupero solo ultimamente. Stesso discorso anche per il 10 per cento più ricco: stabilità per Germania e Francia, calo in Italia, con inizio di recupero.

Figura 3 – Reddito equivalente medio di alcuni decili in Italia, Germania e Francia

3.1 – Reddito del 10 per cento più povero (primo decile)

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I dati Eurostat sulla distribuzione del reddito dicono che la disuguaglianza in Italia è aumentata durante la crisi. Non per la crescita dei redditi più alti, ma per il forte calo di quelli bassi. Di sicuro, rispetto a quindici anni fa, sale la povertà.

Tendenze in atto

I recenti dati Eurostat sulla distribuzione del reddito in Italia sono stati accolti come una conferma di alcune tendenze: aumento della disuguaglianza, del divario tra ricchi e poveri e della quota del reddito nazionale che va ai più benestanti. È una lettura in parte corretta, ma incompleta. Vediamo perché.

La disuguaglianza nella distribuzione del reddito, misurata dall’indice di Gini, è leggermente cresciuta durante la crisi, per tornare ai livelli di circa 15 anni fa (figura 1). Sembra che la crescita dei primi anni Duemila abbia provocato un calo della disuguaglianza e la crisi iniziata nel 2008 un successivo aumento. La variazione tra 2008 e 2016 è statisticamente significativa, anche se non di molto. Insomma, in Italia l’indice di Gini continua a oscillare tra 0.31 e 0.33.

Figura 1 – Indice di Gini in Italia tra 2004 e 2016

Fonte: elaborazioni su dati Silc. Le linee tratteggiate rappresentano l’intervallo di confidenza al 95 per cento.

Quanto al divario tra ricchi e poveri, è in effetti aumentato, ma soprattutto a causa del crollo dei redditi più bassi. Durante la crisi, infatti, i redditi di tutti i decili sono mediamente diminuiti (primo grafico della figura 2), ma la perdita è stata molto superiore per il 10 per cento più povero della popolazione. I primi anni della ripresa (tra il 2014 e il 2016) hanno visto un recupero dei redditi medio-alti (secondo grafico), mentre quelli bassi sono ancora diminuiti. Se consideriamo l’intero periodo 2008-2016, si conferma il calo medio per tutte le fasce di reddito, molto più forte per i redditi bassi.

Figura 2 – Variazione % del reddito disponibile per decili in Italia

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Nota: le variazioni si riferiscono al reddito disponibile equivalente di fonte Eurostat, che tiene conto della composizione della famiglia. L’unità di analisi è l’individuo. L’anno di riferimento del reddito è l’anno precedente a quello in cui si svolge l’indagine: i redditi 2016 in realtà sono stati percepiti nel 2015.

Il confronto con Germania e Francia

I dati Eurostat forniscono anche l’occasione per confrontare i redditi degli italiani con quelli di altri paesi europei. Qui consideriamo solo quelli di Germania e Francia. La figura 3.1, che mostra come è cambiato il reddito disponibile reale medio del 10 per cento più povero delle persone, conferma che in Italia questo gruppo ha subito un forte calo del reddito, mentre in Germania e Francia il primo decile non solo ha un reddito medio più alto, ma è anche diminuito meno o è rimasto sostanzialmente costante. La figura 3.2 ci dice che il reddito della classe media ha tenuto molto bene in Francia e Germania, mentre in Italia è sceso durante la crisi, per cominciare un timido recupero solo ultimamente. Stesso discorso anche per il 10 per cento più ricco: stabilità per Germania e Francia, calo in Italia, con inizio di recupero.

Figura 3 – Reddito equivalente medio di alcuni decili in Italia, Germania e Francia

3.1 – Reddito del 10 per cento più povero (primo decile)

3.2 – Reddito della classe media (sesto decile)

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I dati Eurostat sulla distribuzione del reddito dicono che la disuguaglianza in Italia è aumentata durante la crisi. Non per la crescita dei redditi più alti, ma per il forte calo di quelli bassi. Di sicuro, rispetto a quindici anni fa, sale la povertà.

Tendenze in atto

I recenti dati Eurostat sulla distribuzione del reddito in Italia sono stati accolti come una conferma di alcune tendenze: aumento della disuguaglianza, del divario tra ricchi e poveri e della quota del reddito nazionale che va ai più benestanti. È una lettura in parte corretta, ma incompleta. Vediamo perché.

La disuguaglianza nella distribuzione del reddito, misurata dall’indice di Gini, è leggermente cresciuta durante la crisi, per tornare ai livelli di circa 15 anni fa (figura 1). Sembra che la crescita dei primi anni Duemila abbia provocato un calo della disuguaglianza e la crisi iniziata nel 2008 un successivo aumento. La variazione tra 2008 e 2016 è statisticamente significativa, anche se non di molto. Insomma, in Italia l’indice di Gini continua a oscillare tra 0.31 e 0.33.

Figura 1 – Indice di Gini in Italia tra 2004 e 2016

Fonte: elaborazioni su dati Silc. Le linee tratteggiate rappresentano l’intervallo di confidenza al 95 per cento.

Quanto al divario tra ricchi e poveri, è in effetti aumentato, ma soprattutto a causa del crollo dei redditi più bassi. Durante la crisi, infatti, i redditi di tutti i decili sono mediamente diminuiti (primo grafico della figura 2), ma la perdita è stata molto superiore per il 10 per cento più povero della popolazione. I primi anni della ripresa (tra il 2014 e il 2016) hanno visto un recupero dei redditi medio-alti (secondo grafico), mentre quelli bassi sono ancora diminuiti. Se consideriamo l’intero periodo 2008-2016, si conferma il calo medio per tutte le fasce di reddito, molto più forte per i redditi bassi.

Figura 2 – Variazione % del reddito disponibile per decili in Italia

Nota: le variazioni si riferiscono al reddito disponibile equivalente di fonte Eurostat, che tiene conto della composizione della famiglia. L’unità di analisi è l’individuo. L’anno di riferimento del reddito è l’anno precedente a quello in cui si svolge l’indagine: i redditi 2016 in realtà sono stati percepiti nel 2015.

Il confronto con Germania e Francia

I dati Eurostat forniscono anche l’occasione per confrontare i redditi degli italiani con quelli di altri paesi europei. Qui consideriamo solo quelli di Germania e Francia. La figura 3.1, che mostra come è cambiato il reddito disponibile reale medio del 10 per cento più povero delle persone, conferma che in Italia questo gruppo ha subito un forte calo del reddito, mentre in Germania e Francia il primo decile non solo ha un reddito medio più alto, ma è anche diminuito meno o è rimasto sostanzialmente costante. La figura 3.2 ci dice che il reddito della classe media ha tenuto molto bene in Francia e Germania, mentre in Italia è sceso durante la crisi, per cominciare un timido recupero solo ultimamente. Stesso discorso anche per il 10 per cento più ricco: stabilità per Germania e Francia, calo in Italia, con inizio di recupero.

Figura 3 – Reddito equivalente medio di alcuni decili in Italia, Germania e Francia

3.1 – Reddito del 10 per cento più povero (primo decile)

3.2 – Reddito della classe media (sesto decile)

3.3- Reddito del decimo decile

Un’analisi più completa richiederebbe molto più spazio e dovrebbe considerare tanti altri elementi, ad esempio il ruolo del flusso di nuovi immigrati, che può aver contribuito ad abbassare il reddito medio del primo decile, o le differenze territoriali. I dati inoltre non permettono di cogliere le dinamiche relative ai redditi altissimi, che difficilmente rientrano nelle indagini campionarie.

Sintetizziamo brevemente le principali tendenze emerse:

la disuguaglianza è in Italia a livelli simili a quelli di 15 anni fa;
la disuguaglianza è leggermente aumentata durante la crisi;
questa crescita è dovuta non al fatto che i ricchi si allontanano dalla classe media, ma alla forte riduzione dei redditi dei poveri;
tutte le classi di reddito hanno subito un calo (ovviamente in media) durante la crisi;
la prima fase della ripresa non ha ancora raggiunto i redditi più bassi;
il fenomeno più rilevante è l’aumento non della disuguaglianza, ma della povertà.
A proposito della povertà, proprio questa settimana Eurostat ha pubblicato un dato che induce all’ottimismo: nel 2017 la quota di persone in grave deprivazione materiale è diminuita da 12,1 per cento a 9,2 per cento, scendendo sotto il 10 per cento per la prima volta dal 2010.

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