Perché va fermata la fuga dei talenti

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di Marco Magnani19 Novembre 2015

Il numero dei giovani italiani di talento che scelgono di continuare il proprio percorso di studio e ricerca all’estero è in continuo aumento. In parte la tendenza è dovuta alla globalizzazione. Tuttavia, cresce la quota di chi lascia l’Italia per mancanza di opportunità. La “fuga di cervelli” è fonte di grave perdita economica per il nostro paese. Dopo aver investito nella formazione di base dei giovani, perdiamo i migliori al momento del conseguimento della laurea o del dottorato, cioè quando l’investimento potrebbe iniziare a produrre frutti. Il fenomeno è particolarmente grave nel campo della ricerca scientifica.

Le università italiane imputano la propria scarsa attrattività alle limitate risorse economiche disponibili che non consentirebbero di offrire adeguati compensi ai ricercatori e finanziamenti ai loro progetti. Le risorse pubbliche sono poche ma questo non è il problema principale. I migliori ricercatori spesso fuggono dal sistema italiano per eccessiva burocrazia e scarsa meritocrazia. Vi è inoltre un problema di allocazione e gestione efficiente delle risorse disponibili nonché di capacità di reperire risorse addizionali, quali fondi europei e finanziamenti privati.

La vittoria di un grant del European Research Council (Erc) – istituito dall’UE nel 2007 con un budget di 13 miliardi di euro da assegnare tra 2014 e 2020 per finanziare la ricerca scientifica e tecnologica – consente al singolo ricercatore di sostenere il proprio progetto ma anche di finanziare la struttura dell’istituzione di riferimento. Una quota variabile, ma talvolta non insignificante, dei fondi è generalmente destinata a copertura dei costi generali. Inoltre, un finanziamento Erc fa spesso da catalizzatore di fondi privati, per progetto e istituzione. I ricercatori vincenti rappresentano quindi una risorsa, intellettuale ed economica, per le proprie università. Le istituzioni più brave a formare, trattenere e attrarre giovani brillanti saranno premiate dai fondi europei. Le università e i centri di ricerca che strappano i migliori talenti alle controparti, investono razionalmente nella possibilità di vincere grant futuri. Analizzando i dati Erc con l’aiuto del Prof. Giorgio Margaritondo del Politecnico di Losanna, emerge che i ricercatori italiani sono particolarmente brillanti nel vincere i fondi europei. Le università di Gran Bretagna, Germania, Francia e Svizzera hanno ottenuto dal 2007 a oggi 3.031 dei 5.449 grant assegnati, cioè il 57%. Di questi, si stima che 125 (circa il 4%, per un valore stimato in 190-250 milioni di euro) siano stati vinti da persone formate in gran parte in Italia. In Svizzera la “quota italiana” arriva al 7%. D’altra parte i grant ottenuti da ricercatori stranieri presso istituzioni italiane sono solo 25. La situazione di deficit è evidente. Ad aggravare le cose è il fenomeno non infrequente dei ricercatori che, dopo aver vinto un grant in un’università italiana, cedono al corteggiamento di istituzioni straniere trasferendovi progetto e relativi finanziamenti. La situazione è confermata dai dati 2014 del Erc Starting Grant. Gli italiani ottengono un ottimo risultato con 28 vittorie, terzi dopo tedeschi e francesi. Tuttavia solo un terzo tra questi svolgerà la propria ricerca in Italia. Gli altri lo faranno all’estero. Nello stesso anno un solo straniero vince un grant per un’istituzione italiana. All’estremo opposto l’esempio è il Regno Unito, capace di attrarre cervelli stranieri con i relativi finanziamenti. A fronte di solo 13 ricercatori di nazionalità britannica premiati, i grant legati a istituzioni del Regno Unito sono ben 55. Questi dati spostano in parte le responsabilità della fuga di cervelli. Le risorse sono scarse ma parte del problema è utilizzarle con efficacia. Concentrare le risorse per trattenere i talenti formati in Italia, e cercare di attrarne qualcuno in più tra gli stranieri, può rivelarsi un investimento che si ripaga nel medio termine. Con possibilità di innescare nel lungo periodo un circolo virtuoso: perché la concentrazione di talento attrae altro talento.

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