Qualche euro in più alle famiglie povere (da Tmag); Le stime dell’Istat sul Documento di economia e finanza presentato dal governo la scorsa settimana

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Saranno le famiglie più povere (primo quintile) a trarre maggiore vantaggio – potendo contare su 714 euro in più nell’arco di un anno – dallo sconto Irpef previsto dal governo nel Def (Documento di economia e finanza), che secondo i programmi del premier Matteo Renzi dovrebbe garantire a 10 milioni di lavoratori dipendenti e assimilati con compensi inferiori ai 25mila euro lordi annui “la quattordicesima in busta paga”. Secondo le stime dell’Istat, riferite alle commissioni Bilancio di Camera e Senato dal presidente Antonio Golino, lo sconto scenderà via via fino a 451 euro per le famiglie più ricche. “Il beneficio relativo della revisione Irpef, misurato come minore imposta in rapporto al reddito della famiglia di appartenenza dei beneficiari – ha spiegato Golini – passa dal 3,4% del quinto di reddito più povero (ottenuto ordinando le famiglie in base al reddito equivalente e dividendole in cinque gruppi di pari numerosità) allo 0,7% del quinto di reddito più ricco”. In sostanza, “il guadagno medio annuo per beneficiario è pari a 714 euro per le famiglie più povere del primo quinto, 796 euro per le famiglie del secondo, 768 euro per quelle del terzo quinto, 696 per quelle del quarto quinto e 451 per le famiglie più ricche”.
Le entrate fiscali, stando ai calcoli dell’Istat, si ridurranno di conseguenza di circa 11,3 miliardi. Chiamato ad esprimere un giudizio sulle misure previste dal Def, l’Istituto di statistica sostiene che quest’ultime avranno anche un impatto positivo sul Pil dello 0,2% e sul fisco per 11,3 miliardi di euro all’anno. Al netto degli interventi di copertura delle maggiori spese e minori entrate previste dal Def, l’effetto positivo della crescita potrebbe essere ridotto a circa 0,1%.

Taglio Irap: due imprese su tre ne trarranno benificio
“L’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap restringe la platea degli interessati al provvedimento”, cioè al taglio del 10% dell’Irap previsto dal governo, sostiene ancora l’Istat, spiegando che si tratta quindi di 620mila imprese ovvero il 72,2% (circa due su tre, in pratica) delle società prese in considerazione.

Dal 2008 quasi un milione di occupati in meno
Dal 2008, il numero degli occupati è crollato vertiginoso. “Dal 2008 al 2013 – osserva l’Istat in audizione in Parlamento sul Def – la perdita è stata di quasi 1 milione di occupati (-984.000 pari al 4,2%)”. Nel solo 2013, il numero degli occupati “si è ridotto di 478mila unità (-21% rispetto all’anno precedente), “scendendo a 22 milioni e 420mila unità”. Meglio andò nel 2009: quando i posti di lavoro persi furono ‘soltanto’ 380mila. L’impatto maggiore – in termini percentuali – si è però riscontrato nel Mezzogiorno, dove rispetto al 2008 si è rilevato un calo del 9% rispetto al 2,4% delle regioni settentrionali. L’Istat evidenzia però anche qualche aspetto positivo, parlando di “un moderato miglioramento dei ritmi di attività economica”. Nello specifico: “nel primo trimestre 2014 il Pil è previsto in leggera accelerazione rispetto al quarto trimestre 2013 (+0,2%)”. Siamo dinanzi ad una ripresa moderata, che dovrebbe proseguire a ritmi “pressoché analoghi”.

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