Quanto vale l’economia del mondo vegano (di Silvia Capone da TMag)

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Fa discutere la notizia di una bambina di quasi tre anni ricoverata, all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, sottopeso e con scarsa reattività a causa della scelta dei genitori, vegani, di far seguire alla figlia la loro stessa dieta. Fanno discutere anche le segnalazioni dei pediatri che hanno in cura bambini, talvolta neonati, che per carenza di vitamina B12 – presente in alimenti quali carne, pesce, uova e latte – sono soggetti a anemia e fratture spontanee, nonché a ritardi nello sviluppo psicomotorio. Fa discutere la dieta vegana se seguita da bambini inconsapevoli, che accusano, molto più che gli adulti, una carenza di vitamina B12 indispensabile per lo sviluppo, che viene sanata solo quando i sintomi sono ormai avanzati (i primi sintomi comportano stanchezza e sonnolenza, quindi difficili da percepire anche da un medico). Fa discutere certo, ma la dieta vegetariana e vegana, è sempre più in voga, infatti risultano in crescita i vegani e vegetariani (che nel mondo sono circa un miliardo, la percentuale maggiore in India dove si segue questa dieta soprattutto per motivi religiosi. In particolare secondo i dati Eurispes, al 2015 l’8% della popolazione italiana dichiarava di non includere nella propria alimentazione carne e derivati animali. Non solo una moda quindi, ma un vero e proprio cambio di prospettiva e stile di vita che investe sempre più italiani, influenzati dai continui allarmi dell’Oms che denunciano le dannose conseguenze per la salute derivanti dall’eccessivo uso di carne, e che ha conseguenze rilevanti anche sull’economia del paese. Infatti il bio-veg è un settore che non conosce crisi, anzi si è sviluppato durante la recessione: dal 2010 al 2015 i nuovi esercizi aperti specializzati nel settore sono stati un’ottantina l’anno. A sfruttare la tendenza sono anche le maggiori marche di alimenti italiani e le catene di supermercati, nei quali si stima che il fatturato annuo generato dalla vendita di prodotti a base vegetale sia di 320 milioni. Alimentata dalla tendenza è stata anche l’apertura di ristoranti vegani e vegetariani, più di 180 nel nostro paese secondo l’Associazione Vegetariani Italiani, nonché l’estremizzazione come locali crudisti. L’economia del mondo vegano e vegetariano è in continua crescita perché investe in sempre nuovi settori quali l’industria del vino, tipicamente italiana, che può vantare prodotti certificati vegani e vegetariani senza caseina, e l’industria cosmetica, attenta ormai a produrre biologico e vegano. Quest’ultima in particolar modo, secondo una relazione della società inglese Organic Monitor, sostiene un giro d’affari di dieci miliardi di dollari al livello globale.
I risvolti economici non sono però solo positivi, bisogna tener conto delle perdite che derivano dalla diminuzione, del 5% l’anno, dal 2010, del consumo di carne e salumi. Una ricerca condotta da un gruppo d studiosi di Oxford, ha cercato di quantificare quale sarebbe l’impatto economico globale di una dieta vegetariana e quello di una vegana, secondo la ricerca nel primo caso si risparmierebbero 1483,8 miliardi di dollari, mentre nel secondo caso il risparmio sarebbe addirittura di 1636,5 miliardi di dollari. Oltre al minor costo che si avrebbe e all’impatto sull’ambiente, le motivazioni per cui si sceglie di diventare vegetariani o vegani sono il rispetto per gli animali e l’attenzione per la propria salute (il 24%). L’eliminazione dalla propria dieta di alimenti quali carne, uova, latte e derivati è per la maggior parte di queste persone una scelta, ma la pubblicità e le rivendicazioni culinarie che gli vengono riconosciute diventano fondamentali e indice di “libertà” per individui allergici che vedono ora un’ampia scelta.

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