E’ SUCCESSO UN QUARANTOTTO… 25 Maggio 2014…questa volta è un 18 Aprile al contrario (di Francesco Carta)

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Mi hanno sempre raccontato che il 18 aprile 1948 fu un anno di svolta: la DC battè clamorosamente il Fronte Popolare costituito dall’alleanza PCI-PSI. Comunisti e Socialisti si presentarono con liste unitarie il cui simbolo era il volto di Giuseppe Garibaldi. Il “Blocco del Popolo” non andò oltre il 31% alla Camera e il 30,7% al Senato. La DC superò il 48% sia alla Camera che al Senato e diede vita a ben tre governi presieduti da Alcide De Gasperi. Sono nato nel gennaio di due anni dopo ed ho sempre sentito raccontare di quello scontro epocale. Il “Blocco del Popolo” mise paura e gli italiani si misero in fila per votare DC. Cinquantasei anni dopo arriva un altro sommovimento profondo e, complici il superato muro di Berlino e la drammatica crisi economica, gli italiani, seppure poco più della metà, vanno a votare in massa il Partito Democratico. Al netto delle capacità di Renzi e della compattezza indotta dall’eccezionalità del momento, gran parte degli italiani ha conferito al Partito Democratico lo status di partito nazione, e cioè l’ancoraggio per andare oltre la crisi e risalire la china. Alfredo Reichlin sulle pagine dell’Unità descrive molto bene questa condizione.

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Il terremoto elettorale è questo. Naturalmente se in Francia non fosse crollato il PSE sarebbe stato ancora meglio ma non tutti i mali vengono per nuocere e così Il nostro Presidente del Consiglio che guiderà nel prossimo semestre la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea potrà esercitare un ruolo maggiore nel cambiare le politiche economiche dell’Unione. Ora assieme alla SPD occorre realizzare un asse Roma Berlino per pesare sulle scelte dell’Unione, tra le prime il lavoro e la crescita. Il confronto su questi temi dall’altezza della dimensione europea precipita, nel cortile di casa nostra, nelle dispute di pollaio. Ora prima di esaminare le dichiarazioni dei polli di casa nostra e dei raffinati ragionatori della dottrina politica locale vorrei esprimere le mie considerazioni. Durante la campagna elettorale, non certo esaltante soprattutto dalle nostre parti, ho avvertito uno scetticismo senza precedenti. Delusione, disincanto, rabbia, sfiducia nella politica e nelle istituzioni insomma una miscela esplosiva.

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Tutti colpevoli. Nei giorni prossimi al voto mi ero veramente allarmato tant’è che pur in pochi siamo andati con il banchetto a piazza della Vittoria con l’idea di farci vedere piuttosto che per sperare di ottenere nuovi consensi per il PD. Insomma bisognava innanzitutto mandare a votare i nostri. Berlusconi l’avevo visto in TV ed era ormai una patetica maschera dei tempi che furono. Non alzava lo sguardo, le palpebre semichiuse e ripeteva come un disco rotto quella giaculatoria sulle sentinelle della Libertà che avrebbero convinto gli elettori a votare per Forza Italia. Grillo era il più sentito, oramai senza più freni né pari a rimestare la rabbia. Sono rimasto sconcertato a vedere Ferdinando Imposimato e Fiorella Mannoia sostenere Grillo e poi piazza S. Giovanni piena ma pensavo, per scaramanzia, anche a quel che diceva una volta Pietro Nenni: “piazze piene ed urne vuote”. C’era però un fatto che spesso ricorreva nelle considerazioni della gente su Grillo: prende voti e poi non li usa. Un personaggio che non va tanto per il sottile mi fa: “dottò quà non si campa più e quelli in parlamento fanno le tarantelle con le manette e le spigole”.

spigola

Più che la paura è stata un convincimento diffuso sulla scarsa utilità del voto ai 5stelle a penalizzarli.

La sfiducia a Formia, per la prima volta, ha fatto fermare l’affluenza al di sotto del 48% dei votanti. Formia era sempre stata più o meno nel trend nazionale. Nel 2004 l’affluenza è stata del 69,5 %, nel 2009 è scesa al 63,7%, Domenica 25 maggio 2014 l’affluenza ha raggiunto il 48,72%(15,773). Nelle ultime politiche del febbraio 2013 l’affluenza era risalita al 76,48%(23,939). Questi dati vanno interpretati seriamente. Il Partito Democratico passa dal 20% (3.772 voti) del 2009 al 34,36 % (5195 voti) del 2014(+1423 voti). PDL-Forza Italia dal 40,7% (7693 voti) al 21,69% (Forza Italia 3281 voti), UDC 19,9% (3759 voti) a NCD 8,87 (1342 voti con dentro l’ ex Sindaco Michele Forte). Il risultato di questa debacle è il sostanzioso apporto alla non elezione di Armando Cusani. PDL+UDC nel 2009 sommavano 11452 voti, oggi ne sommano 4623, ben 6919 voti in caduta libera distribuiti prevalentemente su 5 stelle e PD. Tsipras ottiene il 4,39% con 664 voti. 5Stelle cala dalle politiche del febbraio 2013 da 5681 voti (24,91%) a 3840 (25,39%) europee 2014 (- 1840 voti). La crescita del PD, sommata alla percentuale di Tsipras (40%), diviene, per chi lo teorizza, un auspicio positivo in favore dell’amministrazione locale. Se si tratta di tatticismo “transeat”. Se invece diventa analisi strategica si tratta di un errore fatale.

I corifei di “botta continua”, quelli che qualsiasi cosa fai fa sempre schifo, identificano la scarsa affluenza come un referendum negativo sull’amministrazione locale. Infine ci sono gli esperti della dottrina politica, quelli che “sacramentano” ogni giorno contro l’amministrazione e che ripetono all’infinito “io l’avevo detto, i 5Stelle devono aprirsi al territorio”. Il fatto è che i condottieri locali, per quanto si diano da fare, con la scarsa utilità delle loro battaglie e i loro ululati alla Luna, respingono più del loro capo.
Domenica 25 Maggio nell’aria s’avvertiva il disimpegno, poche persone venivano a votare diversamente di quando s’accende la mischia. A sinistra suonava la squilla mentre a destra rispondeva la resa. C’è da lavorare molto, Formia ha bisogno di fatti, di scelte concrete, realizzate giorno per giorno, per creare occupazione, benessere ed equità sociale. E’ un lavoro immane ed è su questo che il Partito Democratico si gioca l’osso del collo assieme ai suoi alleati. Il PD non è la nuova DC, è un “partito non partito” che ha mille contraddizioni e difetti ma gli elettori, almeno in questa fase, lo hanno avvertito più affidabile di altri per uscire dai guai della crisi. Ora bisogna non tradirne la fiducia anche perchè il voto del ’48 avveniva in una condizione di stabilità mentre oggi i voti vanno e vengono ma poi bisogna trattenerli. Francesco Carta

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