Martedì scorso si è svolto un incontro in maggioranza sul tema del nuovo ospedale: “Nuovo Ospedale all’ex ENAOLI oppure integrazione del vecchio con il pastificio Paone”. Questo è il problema. “Non ci sono soldi e ci vogliono 200 milioni di euro per fare un nuovo ospedale…il pastificio è lì, lo colleghiamo con un tunnel oppure con un collegamento al di sopra dell’Appia così dà pure il segno che lì c’è l’ospedale; sono sufficienti 50 milioni di euro per rendere a norma il vecchio ospedale e ristrutturare il pastificio….possiamo metterci gli ambulatori oppure farci la piastra dell’emergenza, meglio ancora se la facciamo a piano terra dove ora ci sono pronto soccorso e rianimazione…
I contrari:”però per un ospedale nuovo al massimo ci vogliono 50/70 milioni basta fare un raffronto con Pordenone o Trento…Pordenone avrà 460 posti letto con un costo di 210 milioni di euro, mentre qui possono bastare 200 posti letto rispetto agli attuali 140…poi c’è il problema dell’adeguamento sismico, una tombola per l’attuale ospedale e per il pastificio…. e poi per fare su di un’unica piastra Pronto Soccorso, Rianimazione, Emodinamica, Dialisi, Blocco operatorio non ci sono gli spazi né al pastificio Paone e né nell’attuale ospedale…e le intensive non possono stare al terzo e quarto piano…”.
Emilio Simoncelli, l’ex Direttore dell’Ufficio Tecnico dell’ASL, che ha disegnato una bozza dell’operazione Ospedale-Pastificio, tace consapevole della ragionevolezza delle obiezioni. Il Sindaco si lascia andare in uno sfogo tra il deluso e l’infastidito: “ ho capito, non se ne farà niente”. Situazione di stallo quand’ecco che arriva l’ancillotto:”Signori, voi il nuovo ospedale non l’avrete mai perché con la burocrazia i tempi saranno biblici, cambieranno i Direttori Aziendali ed i Presidenti della Regione, non ci saranno mai soldi sufficienti, invece il pastificio è lì, si tratta di un’occasione da non perdere…la Regione potrebbe stanziare 10 milioni di euro l’anno”.
E’ un dèja vu, come un fantasma è risuscitato Malucelli, l’ex Direttore Aziendale del 1995. A volte tornano. In quell’epoca Roberto Malucelli, proveniente dalla Lega delle Cooperative, giunse alla Direzione Aziendale dell’ASL. In quel tempo erano arrivati i DRG e tutta una fideistica teorizzazione del mercatismo applicato alla sanità. Egli teorizzava, provenendo dai supermercati, che l’ospedale doveva proporsi secondo logiche di mercato ed i cittadini pazienti diventavano cittadini utenti. Faceva proprio paragoni con la vendita di prodotti alimentari. La campagna aziendalista travolse tutto il vecchio sistema che portava a fornire gli stessi servizi ospedalieri in ogni comune. Medicina, Ortopedia, Chirurgia, Ostetricia, Radiologia stavano a Minturno, Formia e Gaeta. Avevano previsto un punto nascite con letti perfino a Ponza.
Malucelli teorizzò che i tre ospedali di Formia, Minturno e Gaeta componevano un unico ospedale pur restando divisi l’uno dall’altro. Unico stabilimento ospedaliero diceva ed Il termine stabilimento era tutto un programma. Una volta, l’allora Prefetto Giuseppe Procaccini, riunì i Sindaci per affrontare l’emergenza estiva della sanità. Andammo io e Bartolomeo. In attesa della riunione l’allora Sindaco di Ventotene, il mitico Beniamino Verde, agitando delle fotocopie di un’intervista di Francesco Perretta, dirigente del settore ambiente, esclamava:” ma come? A cà se parla di fare a Ventotene un centro di delfino- terapia quann’ se morone e’ cristiani perché il pronto soccorso non funziona”.
L’aria appariva un pò elettrica. Non appena ricevuti dal Prefetto, Verde bacchetta la responsabile del 118 che aveva censurato il medico di Ventotene per una chiamata impropria dell’elicottero. Verde giustamente richiamava l’attenzione per una più attenta collaborazione tra i presidi di terra e gli operatori di Ventotene. Le semplice censura, a suo dire, intimoriva i medici i quali, di fronte ad un’emergenza vera e rischiosa, avrebbero potuto non chiamare l’elicottero con grave rischio per la vita del paziente. Fu poi la volta di Malucelli. Esordì dicendo che i problemi dell’ospedale di Formia non esistevano, li creavano i medici per altri obbiettivi. Aggiunse poi che il sovraffollamento dei pronto soccorso dipendeva unicamente dal fatto che i medici di famiglia omettevano di avvisare i pazienti di non esporsi troppo a prendere il sole. Dunque l’affollamento era creato dagli eritemi solari la cui responsabilità ricadeva sempre sui medici.
Chiesi la parola ed esordii affermando che in quel momento a Formia, le sale operatorie erano chiuse per la presenza di un pericoloso batterio contro cui stavano procedendo alla disinfezione. Dunque il batterio ce lo avevano messo i medici? E poi ridurre i problemi alla solita querelle della responsabilità degli operatori era veramente un processo stantio ed ingiusto. Malucelli, infastidito, mi sottopose ad una vera aggressione verbale: “lei (fino ad un attimo prima mi dava del tu) a che titolo parla, per il Comune di Formia è già intervenuto il Sindaco Sandro Bartolomeo”. Bartolomeo era andato via ma in quel momento io ero Assessore ai lavori Pubblici del Comune e sostituivo il Sindaco a tutti gli effetti. Silvio D’Amante, Sindaco di Gaeta, si alza e rivolto a Procaccini gli dice che abbandona la riunione per l’intollerabile atteggiamento del Direttore Aziendale Malucelli. Procaccini segue D’Amante nel tentativo di trattenerlo ma si rivolge a Malucelli e lo invita a cambiare atteggiamento. Dopo qualche minuto riprende la riunione. Capii che Malucelli aveva i nervi a fior di pelle, subissato da critiche e richieste a cui non riusciva più a far fronte.
Di lì a qualche mese dopo gli venne anche un ictus per fortuna lieve. Poi scomparve per ricomparire martedì scorso a settanta anni suonati. Quel tono da piazzista ed infine quella risposta ad una mia obiezione, “in ogni riunione, se non lasci il segno della tua presenza non sei tu”, mi ha riportato alla riunione in prefettura e così, questa volta, ho chiuso l’argomento: “ Malucè, io e te non ci afferriamo da vecchia data perciò è meglio lasciar perdere”. Sandro Bartolomeo, sorpreso dalla piega degli avvenimenti, infine suggerisce “la quadra”. Porteremo l’argomento in Consiglio e coinvolgeremo anche l’opposizione. Questa faccenda implica anche una loro assunzione di responsabilità perché l’ospedale è di tutti. E così, al momento, cala il sipario. Francesco Carta
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