Troppi gli studenti che lasciano l’università (da Tmag)

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Sia per la percentuale relativa al numero dei laureati, sia per quella relativa agli abbandoni, l’Italia si colloca ai gradini più bassi della classifica europea. E’ quanto rilevato dall’Eurostat. A fronte di una media Ue del 36,8%, la popolazione italiana di 30-34 anni in possesso di una laurea si attesta al 22,4%. Fanalino di coda nell’Ue dei 28, il nostro Paese si colloca infatti dietro a Romania, con il 22,8%; Croazia, con il 25,9%; e Malta, con il 26%. Primi della classe risultano invece Irlanda, Lussemburgo e Lituania, rispettivamente con il 52,6%, 52,5% e 51,3%.
Si attesta al 17% invece il tasso di abbandoni scolastici, contro l’11,9% della media europea. Peggio dell’Italia solo la Spagna, che con il suo 23,5% è la peggiore d’Europa; Malta, con il 20,9%; il Portogallo, con il 19,2%; e la Romania, con il 17,3%.
Le percentuali più basse si registrano invece in Croazia, con il 3,7%; in Slovenia, 3,9%; e in Repubblica ceca, 5,4%.
La Regione più virtuosa d’Italia è il Veneto che, con un tasso di abbandoni pari al 10,3%, è l’unica che si avvicina alla media Ue. I dati peggiori sono stati invece rilevati al Sud e nelle Isole: in Sicilia si registra un 25,8%, in Sardegna il 24,7% e in Campania il 22,2%.

Nel 2013 sei Regioni hanno anche registrato un aumento rispetto all’anno precedente, con il picco maggiore in Molise, +5,4%. Le altre cinque regione che hanno visto crescere il proprio tasso di abbandono scolastico sono la Basilicata, dove il dato è cresciuto dell’1,6%; la Sicilia, che ha registrato un +1%; la Campania, dove il dato è lievitato dello 0,3%; e la Puglia e la Lombardia, che hanno registrato rispettivamente un +0,2% e un +0,1%.

Il tasso di abbandono è strettamente collegato ad un calo della fiducia che gli studenti ripongono nella laurea. Stando infatti all’indagine di Almalaurea, “a un anno dal conseguimento del titolo – spiega Carlo Buttaroni -, il tasso di disoccupazione dei laureati di primo livello è cresciuto di oltre undici punti in soli quattro anni, passando dal 15,1% del 2008 al 26,5% del 2012. E mentre è cresciuta la difficoltà a trovare un lavoro, per gli occupati si sono ridotti i guadagni netti mensili, inferiori di un quinto per i laureati nel 2012 rispetto ai colleghi che hanno conseguito il titolo nel 2008. Un fenomeno che inevitabilmente induce a ritenere la laurea meno efficace rispetto al passato. Difficile, quindi, pensare che sia un caso il fatto che l’Italia si colloca in fondo alla classifica europea per numero di giovani tra i 30 e i 34 anni che ha conseguito un titolo di studio universitario”.

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