UN VIRUS FESSO CHE ABBIAMO RESO LEONE

Un virus fesso ma contro il quale non abbiamo farmaci specifici né vaccini: possiamo solo seguire l’evoluzione dell’infezione, contenerla, cercando di evitarne le comprensibili conseguenze. Particolare attenzione va assicurata agli anziani, soprattutto se affetti da patologie respiratorie croniche, cardiache e dismetaboliche. Un virus fesso ma che contagia. Se ne sono dette di castronerie: arriva dai serpenti, dai pipistrelli, qualcuno dice che arriva dai topi che i cinesi mangiano vivi (incredibile dichiarazione del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia). Ecco il punto: la nostra miserabile supponenza, pronta a scatenare pregiudizi ed allarmi contro gli altri, in questo caso i cinesi. Coi virus ci stiamo convivendo da sempre: Ebola, Sars, Mers, che appartengono sempre alla famiglia del Corona. Non temiamo l’influenza e né i raffreddori poiché la nostra quotidianetà ci porta a sottovalutarli. Col raffreddore e l’influenza bisognerebbe stare riparati e al caldo, ma invece quasi sempre si esce di casa. E’ vero abbiamo il vaccino ma in ogni caso, pur con diffusione (e mortalità) importante, non chiudiamo scuole, stadi, teatri.

Col Corona virus è tutta un’altra storia. Esplode l’allarme, si arranca nell’angoscia della nuova peste, nella follia dei comportamenti, nelle sciocchezze primordiali. E’ un virus scappato dai laboratori militari, si dice; è saltato dagli animali selvatici all’uomo, si trasmette attraverso l’aria, il contatto sugli appoggi della metro. Ed intanto cominciano a girare raccomandazioni: lavatevi le mani, come se questo non dovesse essere fatto normalmente. Evitate di farvi starnutire in faccia poiché le “goccioline di Flugge” arrivano fino a due metri. E chi starebbe sotto il viso di un altro ad attendere lo starnuto? Poco ci manca che ci dicano di non bere nel bicchiere di un altro, lasciato smezzato su di un bancone del bar. Intanto in qualche bar di Roma baristi ed inservienti appaiono con tuta e mascherina.

Il Presidente della Regione Lombardia, che dovrebbe dare esempio di equilibrio, coraggio e calma, pur di farsi pubblicità si mette la mascherina in diretta perché una sua collaboratrice sarebbe stata positiva al tampone. Sarebbe comprensibile l’allarme (non la mascherina in diretta) se, oltre ad essere una sua collaboratrice, fosse anche una sua amante appassionata di baci, ma ciò non è dato sapere. Sotto casa mia un tizio ha gettato alcool per strada nel tentativo di disinfettare le cunette. Il farmacista di Ventotene chiude la porta della farmacia e appende un cartello per avvisare che la distribuzione dei farmaci avverrà attraverso una finestrella laterale. Va in scena un vero e proprio delirio!

In tutto questo bailamme sorge la tentazione dell’uso politico del virus. Qualcuno ci ha tentato di proporre un nuovo governo straordinario per gestire meglio quanto stia accadendo, per affrontare la conseguente crisi economica facilmente prevedibile. La malafede si vede lontano un miglio. Anche in America il Trump ci ha provato a “buttarla in politica”: “I democratici stanno politicizzando il coronavirus, il loro nuovo imbroglio”, ha affermato il Presidente. Ora però che è arrivato il primo morto comincia a pensare che le sciocchezze non servono per fermare il contagio e nè tantomeno a rivincere le elezioni, meglio far sul serio per contenere il virus. In Italia comincia a farsi strada il buon senso: non interrompere la vita normale del Paese, non bloccare il lavoro nelle fabbriche. Ed è infatti proprio nelle fabbriche che i lavoratori, pur adottando precauzioni, continuano a lavorare.

A computer image created by Nexu Science Communication together with Trinity College in Dublin, shows a model structurally representative of a betacoronavirus which is the type of virus linked to COVID-19, better known as the coronavirus linked to the Wuhan outbreak, shared with Reuters on February 18, 2020.

Così anche in alcune scuole, ricominciano le lezioni on line. Molte aziende autorizzano il telelavoro. Nel frattempo continuano la vigilanza sanitaria e gli interventi per fermare il contagio. Ecco questo deve fare l’Italia. Condurre una vita normale, con la consapevolezza che quanto si sta facendo ci consentirà di piegare anche il corona virus ma ci vuole un po’ di tempo. Certo è che siamo tra i primi paesi (se non il primo) al mondo ad aver isolato il virus e non l’abbiamo fatto con chissà quali risorse ma semplicemente con la tenacia, l’intelligenza e la generosità di alcune ricercatrici, di cui la più giovane lavorava con un contratto di collaborazione (precaria). A loro, agli operatori sanitari in trincea, a quanti si adoperano per affrontare l’emergenza con coraggio, speranza e sicurezza, va la nostra gratitudine. Le ferite economiche le rimargineremo con la buona volontà e la determinazione a rialzarci. F.C.

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