La Banca d’Italia boccia alcune delle misure inserite nella legge di bilancio 2023. Dalle iniziative in merito ai pagamenti, passando per le modifiche alla Flat tax, fino alla riforma — e conseguente abolizione — del Reddito di cittadinanza, Fabrizio Balassone, capo servizio struttura economica di Bankitalia, in audizione sulla manovra alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato ha spiegato quali sono le diverse criticità a parere dell’istituto ( qui il testo integrale dell’intervento). «Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di alcuni istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale», ha spiegato.Giuseppe Conte è sposato con questa bellezzaAnn.One daily
L’uso del contante favorisce criminalità ed evasione
Secondo l’istituto, le misure in merito al contante e all’utilizzo del Pos, «vanno nella direzione di agevolare l’uso del contante, a livello europeo – argomenta Balassone -. Mentre in alcuni paesi (tra cui la Germania) non è prevista alcuna soglia massima, in altri sono previsti tetti inferiori a quello indicato nel disegno di legge (500 euro in Grecia, 1.000 in Francia e in Spagna, 3.000 in Belgio). Rispetto al 2016 la percentuale di transazioni operate con il contante è diminuita in Italia, rimanendo comunque al di sopra della media europea. I limiti all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione. Negli ultimi anni sono emersi studi – anche condotti nel nostro Istituto – che suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa; c’è inoltre evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici ridurrebbe l’evasione fiscale. Anche le Raccomandazioni per l’Italia formulate dall’Ue muovono da tale presupposto: nel 2019 si suggeriva di “contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, tra l’altro potenziando i pagamenti elettronici” obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti. La definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto dei fornitori privati di accettare pagamenti elettronici era inclusa tra i traguardi del Pnrr relativi al primo semestre».
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L’allarme del Codacons
«Con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici è opportuno ricordare che anche il contante ha costi legati alla sicurezza (come quelli connessi con furti, trasporto valori, assicurazione) – ha aggiunto Balassone -. Nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito». Sul tema, non sono mancati gli allarmi lanciati dalle associazioni dei consumatori. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha spiegato che «avevamo sottolineato come le misure del governo sul Pos finissero per danneggiare molti, dai consumatori agli stessi commercianti, senza creare benefici a nessuno e su tale aspetto arriva oggi la conferma definita della Banca d’Italia». Il dibattito in merito al limite dei 60 euro per l’accettazione di carte ha riservato anche alcune polemiche che, secondo Rienzi «hanno finito per deviare l’attenzione dal cuore della questione, ovvero le multe verso i commercianti che rifiutano il Pos: in assenza di sanzioni verso gli esercenti che impediranno ai consumatori i pagamenti con Pos, qualsiasi soglia sarà irrilevante. I negozianti potranno sempre rifiutare il Pos e per qualunque importo, senza il rischio di incorrere in conseguenze. Per questo riteniamo che il governo debba fare marcia indietro sulle misure in tema, eliminando soglie e confermando le multe per gli esercenti scorretti».
Rdc, le criticità della riforma
In merito al Reddito di cittadinanza, inoltre, il capo servizio struttura economica della Banca d’Italia ha spiegato che la sua introduzione ha rappresentato un cambiamento significativo per la struttura del welfare nel nostro Paese. «Una forma di reddito minimo a sostegno delle famiglie più bisognose è presente in tutti i paesi dell’area Euro e in molti presenta carattere di universalità – ha aggiunto -. Il sussidio, in questi anni, ha contribuito dapprima a contenere gli effetti negativi dell’epidemia di Covid e poi a sostenerne il potere d’acquisto, particolarmente colpito dal recente shock inflazionistico». Balassone ha poi ricordato i dati Istat, secondo i quali nel 2020 senza Rdc sarebbero stati classificati in un range di povertà assoluta circa 450 mila nuclei familiari in più, pari a un milione di individui. Bankitalia non intende negare che l’attuale assetto dell’agevolazione sia privo di aspetti critici. «La riforma complessiva annunciata dal governo potrebbe essere un’occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia delle misure nel raggiungere le situazioni di bisogno».
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Balassone ha poi segnalato che «i radicali cambiamenti dei paradigmi produttivi in corso a livello globale potrebbero rendere obsolete le competenze di molti lavoratori, richiedendo un rafforzamento delle misure di sostegno al reddito. Nell’attuazione delle misure bisognerà prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il Reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati. La riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023, destinata a nuclei individuati in base all’età e alle condizioni di salute, potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento (l’importo dell’assegno, peraltro, non è indicizzato all’evoluzione dell’inflazione). L’efficacia del rafforzamento degli obblighi formativi per i beneficiari attraverso il sistema della riqualificazione professionale presuppone un’adeguata offerta di corsi, la cui qualità sia verificata in modo appropriato, nelle regioni economicamente meno sviluppate del Paese».
Le penalizzazioni della Flat tax
La Banca d’italia segnala, poi, una discrepanza di trattamento tributario tra dipendenti e autonomi, tra cui emerge accresciuta anche quella tra sottoposti a regime forfettario e quelli esclusi. Fabrizio Balassone ha spiegato che «in un periodo di inflazione elevata la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno soggetto a progressività come l’Irperf comporta un’ulteriore penalizzazione per chi soggetto a quest’ultimo. L’ampliamento della platea dei contribuenti che accedono al regime forfetario restringe ulteriormente l’ambito di applicazione della progressività nel nostro sistema di imposizione personale sui redditi, che come noto è garantita dall’Irpef. La sussistenza di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori pone anche un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare in modo ingiustificatamente dissimile individui con la stessa capacità contributiva». Secondo Bankitalia, la Flat tax così come rivista dal governo, comporta una penalizzazione dei dipendenti sottoposti a Irpef, in quanto «gli eventuali adeguamenti delle retribuzioni alla maggiore inflazione comporteranno una quota più ampia di reddito assoggettata ad aliquota marginale più elevata (il cosiddetto drenaggio fiscale), cui invece i contribuenti del regime forfetario non sono sottoposti».
Le misure più mirate contro il caro energia
Secondo la valutazione di Bankitalia, la manovra 2023 ha un valore di 3,92 miliardi di euro. Mentre, le misure espansive ammontano a 13 miliardi nella media del biennio 2024-25, le coperture ammontano a 18,1 miliardi nel 2023 e a 14,2 nel 2024-25. «In linea con i ristretti margini di manovra, il disegno di legge di bilancio prevede un aumento del disavanzo rispetto al suo valore tendenziale quasi esclusivamente per gli interventi a sostegno di famiglie e imprese connessi con l’emergenza energetica – ha specificato Balassone -. Tali misure tuttavia riguardano solo il primo trimestre del 2023: qualora gli effetti dello shock energetico dovessero proseguire anche nei trimestri successivi le eventuali nuove misure dovrebbero rimanere di natura temporanea ed essere prioritariamente finanziate ricorrendo a risparmi di spesa o a maggiori entrate. Si potrebbe compiere uno sforzo ulteriore per renderle ancora piu’ mirate e selettive». Ad esempio, tra le coperture la principale misura di entrata è « l’introduzione di prelievi temporanei sulle imprese del settore energetico pari a 4 miliardi il prossimo anno; dal lato delle spese i maggiori risparmi derivano dalla modifica dei criteri di indicizzazione al costo della vita delle pensioni (3,3 miliardi nel 2023 e circa 6,5 in ciascuno dei due anni successivi, al lordo degli effetti sulle entrate)». Secondo le stime, «qualora gli interventi a favore di imprese e famiglie dovessero essere rinnovati fino alla fine dell’anno alle stesse condizioni previste per il primo trimestre, il costo complessivo sarebbe dell’ordine del 3,5% del Pil (sostanzialmente in linea con quello del 2022); perciò sarebbe importante rendere le misure ancora più mirate e selettive e finanziarle con risparmi di spesa o maggiori entrate. Andrebbe valutata con attenzione la possibilità di collegare meglio il sostegno alle imprese all’effettivo impatto dello shock energetico sul loro conto economico».
Upb: «Pos e aumento tetto contante allentano vincoli contro evasione»
L’Ufficio parlamentare di Bilancio «conferma una valutazione positiva sull’impegno, ribadito con la manovra, a ridurre il rapporto tra debito pubblico e il Pil» ma evidenzia che nella legge di bilancio «sono presenti alcune misure le cui quantificazioni risultano piuttosto incerte. Sono alcune delle dichiarazioni della presidente dell’Upb Lilia Cavallari, sulla manovra durante un’audizione presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. «Questo vale sia sul versante delle coperture, con riferimento ad esempio alle stime del gettito derivante da definizione agevolata del contenzioso, sia dal lato degli impieghi, come nel caso della flat tax incrementale sugli autonomi» ha spiegato Cavallari. Critico il giudizio sull’innalzamento al tetto dei pagamenti in contanti: «La manovra alza da 1.000 a 5.000 euro il tetto alle transazioni in contanti e da 30 a 60 euro il limite entro cui un esercente può rifiutarsi di accettare pagamenti con il Pos senza rischiare sanzioni. In questo modo, si allentano due vincoli che possono contribuire a contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro»
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