REPORT DI UN DISASTRO ANNUNCIATO Ing. Marcello Di Marco

Carta di rischio idrogeologico

È giunto il tempo di intervenire in via preventiva sul dissesto idrogeologico dei nostri territori, operando una svolta culturale e avanzando un programma concreto di interventi.Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di fare una ricognizione in via Gramsci, sui luoghi oggetto dei fenomeni alluvionali registrati in occasione delle recenti precipitazioni. La pendenza dei suoli collinari della zona è notevole e i presidi atti a mitigare la velocità di ruscellamento delle acque, come le alberature, i muretti a secco di contenimento e livellamento del terreno (c.d. macere), le opere spondali di regimazione idraulica…, appaiono del tutto compromessi.

Il torrente che scende dal canalone di Caravalle giunge a ridosso dei frabbricati

Ad acuire uno scenario di rischio alluvionale serio, contribuiscono poi le diffuse pratiche incendiarie che periodicamente caratterizzano la zona. La riduzione della vegetazione e della cotica erbosa causata dagli incendi, impedisce una mitigazione efficace della velocità superficiale dell’acqua piovana, che perciò trascina con sé a valle terra, pietre, rami spezzati e/o bruciati. Nella zona a monte di via Gramsci le acque superficiali corrono in un fossato di fondo valle a cielo aperto. Esso raccoglie tutta la parte di pioggia, che non s’infiltra nel terreno carsico o che non evo traspira, del canalone di Caravalle e delle pendici delle colline che vi si affacciano.

l’acqua sfonda una parete e inonda i garage

All’altezza della zona antropizzata invece, esse sono state convogliate in una tubazione disposta sotto ai piazzali di parcheggio di alcuni condomini ivi esistenti.Dallo scenario descritto e dalle foto si capisce bene come detta tubazione sia destinata a raccogliere non solo le acque meteoriche, ma anche tutti i detriti trasportati dalla violenza delle acque di ruscellamento. In tali condizioni, sebbene la presenza di griglie metalliche di protezione e vagliatura, se si ostruisce l’imbocco del canale sotterraneo, il danno è fatto. Ed è quello che è avvenuto in occasione delle ultime precipitazioni, che pur essendo state di breve durata, sono risultate assai copiose.Perché il disastro era annunciato? Perché non è la prima volta che succede e perché esistono cartografie eloquenti che mettono bene in risalto le zone a rischio. Stiamo parlando delle planimetrie del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI). Esse evidenziano, per i luoghi citati, la campitura per il massimo rischio alluvionale, come è possibile vedere dallo stralcio allegato. I palazzi di via Gramsci interessati dal fenomeno alluvionale sono stati edificati negli anni 70 del secolo scorso. Le normative all’epoca non erano stringenti come adesso e, se qualora vi fossero state (es. vincolo idrogeologico ex Regio Decreto n 3267/1923 e suo Regolamento del 1926), il mancato rispetto non è addebitabile agli ignari proprietari.Oggi i tombamenti dei fossi sono di norma vietati, a meno che non siano riconducibili a riconosciute ragioni particolari, soprattutto di pubblico interesse. Quando vengono realizzati, almeno per essi si prescrive

• una dimensione della sezione di progetto giustificata da una relazione idraulica, che dimostri lo smaltimento del volume d’invaso che si raccoglie a monte;

• di alternare frequentemente tratti coperti e scoperti e disporre tombini d’ispezione assai ravvicinati per il controllo delle condizioni delle tubazioni.Allo stato, per quanto è dato di conoscere, queste circostanze non si rilevano nel caso che ci occupa. Avere sotto i piazzali, vicino alle fondazioni dei fabbricati, una tubazione di cui non si conoscono le condizioni di scorrimento (es. potrebbero essere intasate) o d’integrità strutturale (es. potrebbero essere rotte), non è una buona cosa. Allora che fare? Non compete all’Associazione avanzare soluzioni, anche se tutte le circostanze suggerirebbero l’abbandono della canalizzazione esistente. Per quel che possiamo proporre, comunque, ci sembrano prioritari

• una nuova regimazione di tutte le acque del bacino a monte con opere di sistemazione idraulica e di riforestazione con essenze autoctone (es. carrubo);

• l’applicazione delle misure contenute della delibera sul contrasto agli incendi recentemente approvata dal comune di Formia e

• l’affermazione di una rinnovata consapevolezza sull’importanza della conservazione dell’equilibrio ambientale, da perseguire anche attraverso buone pratiche divulgative.

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