LETTERA DEL CIRCOLO DEL PARTITO DEMOCRATICO DI VENTOTENE AL COMMISSARIO PER IL RECUPERO DELL’EX RECLUSORIO DI SANTO STEFANO

LETTERA DEL CIRCOLO DEL PARTITO DEMOCRATICO DI VENTOTENE AL COMMISSARIO PER IL RECUPERO DELL’EX RECLUSORIO DI SANTO STEFANO

Al Commissario Straordinario del Governo Giovanni Maria Maciocecommissario.cis.santostefanoventotene@governo.it

Oggetto: Progetto Santo Stefano e uscita della Regione dalla Fondazione. Egregio Commissario, abbiamo ascoltato con attenzione la Sua comunicazione al consiglio comunale di Ventotene del 9 gennaio, la Sua relazione all’incontro di Roma del 7 marzo ed eravamo presenti alla visita al cantiere a Santo Stefano il 23 marzo. Inoltre siamo venuti a Roma ad un incontro presso i Suoi uffici.

Abbiamo appreso la notizia riguardo alla zona campo sportivo di Ventotene dove realizzare il lotto, funzionale al carcere borbonico, con contestuale valorizzazione della vicenda Confino Politico, anche con la ricostruzione degli ex cameroni. Certo, l’approdo così come si vuole realizzare non sembra proprio all’altezza del monumento della storia, della cultura e dell’architettura carceraria, quale è l’ex carcere borbonico : ma la soluzione progettuale proposta è l’unica che poteva essere partorita?

E la commissione VIA aveva dati certi sulla localizzazione della posidonia? Ed anche la scelta di utilizzare Santo Stefano solo di giorno impedisce, oltre a lasciar completamente incustodito l’intero impianto nelle ore notturne, lo svolgimento di quelle attività collaterali tese a suscitare un interesse aggiuntivo e particolare che faciliti l’ingresso nella gestione e provochi sponsorizzazioni da parte di soggetti pubblici e privati anche a livello internazionale. Ciò mette a rischio la sostenibilità finanziaria della futura gestione, rischio aumentato con l’uscita della Regione dalla Fondazione.

Qui c’è il primo problema: dopo aver sottoscritto un contratto istituzionale come può giustificare la Regione una scelta del genere di fronte ad un progetto di questa portata? Come potrebbe un soggetto terzo contribuire alla gestione di un progetto pubblico dal quale un’istituzione importante come l’Amministrazione Regionale si ritira? La decisione della decisione della Regione provoca due danni: diretto ed indiretto, come se la sorte futura di Santo Stefano non facesse parte dell’agenda degli amministratori laziali.

E pensare che il progetto è stato affidato a Invitalia (Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e Sviluppo d’Impresa!! Ci risulta che la Corte dei Conti abbia chiesto alla Regione di razionalizzare il numero delle fondazioni, ma l’atteggiamento del governo regionale sembra privo di una qualche motivazione adeguata. Poi, a nostro avviso, sussiste un secondo problema: 70 milioni di euro sono sufficienti a realizzare il recupero del carcere con la parte museale, con gli ambienti per la Scuola di alti pensieri su Santo Stefano e tutto ciò che si prevede nel lotto funzionale di Ventotene?

Francamente, considerando che 21 milioni sono già stati spesi, ci sembra molto difficile. Si dice che tale situazione sia in gran parte dovuta alla rigida posizione della commissione VIA e qui si apre il terzo problema. Nel primo periodo di governo della nuova Amministrazione, comunale, questa ha licenziato due delibere consiliari: indirizzo sul progetto Santo Stefano e nuova zonazione dell’Area Marina Protetta.

Nella prima delibera si chiede di limitare le attività future su Santo Stefano perché ogni museo che si conosca ha un orario di apertura ed uno di chiusura, quindi niente pernottamenti sull’isolotto, ed inoltre bisogna far ricadere il massimo possibile dei benefici economici su Ventotene. Le soluzioni indicate a seguito delle prescrizioni decise dalla commissione VIA sembrano fatte su misura per questo indirizzo.

Nella seconda delibera il comune chiede di declassare la zona di massima protezione di Vasca Giulia perché lì non ci sarebbe niente da proteggere: né archeologicamente, né come flora marina, né come patrimonio ittico! Vasca Giulia non non ha nessun valore archeologico? Lì non ci sono pesci? Ora, anche su questa richiesta si dovrà pronunciare la commissione VIA la quale, considerando che questa zona “A” è su Santo Stefano, quale decisione prenderà?

Apparentemente gli indirizzi dell’Amministrazione comunale sembrano contraddittori: sullo stesso sito si chiede una volta di limitare al massimo l’attività umana ed un’altra di permettere il più possibile tale attività. La Commissione si pronuncerà secondo una logica coerente o seguirà gli indirizzi politico–amministrativi del comune?

Poiché nell’incontro di Roma Lei ha opportunamente sollecitato i partecipanti produrre proposte scritte in modo che ne rimanga traccia, Le formuliamo di seguito le nostre:

•Chiedere alla Regione di modificare la propria decisione e di rientrare nella Fondazione in modo da rendere meno problematica la futura gestione di questa opera storico–culturale, confermando la destinazione dei fondi regionali a favore della Fondazione medesima;

•Il lotto funzionale va finanziato con risorse aggiuntive, altrimenti, temiamo che il recupero e la valorizzazione del Carcere borbonico rimarrà monca. Inoltre non c’è davvero bisogno di cementificare ancora su Ventotene, già fin troppo sfruttata.

Per la creazione del lotto funzionale si potrebbero, in alternativa, utilizzare strutture esistenti quali, per esempio, la sala polivalente, parte della caserma in via Granili, forse esagerata per dimensioni rispetto alle necessità della Guardia di Finanza, oppure altre strutture risultanti sotto sequestro;

•Valutare bene se la nuova strategia, sottesa alla revisione del progetto originario, sia effettivamente la migliore per Ventotene. L’operazione Santo Stefano come impostata inizialmente puntava ad un prodotto culturale particolare, un unicum con forte propensione a suscitare interesse internazionale. Se a Santo Stefano ci sarà solo un museo che apre la mattina e chiude la sera, avremo uno dei tanti luoghi da visitare come ce ne sono in tutto il mondo: mancherà il concetto di unicum.

Niente attività artistica, niente permanenze per studio, niente esperienza particolare di soggiorno “da carcerato”.

Il progetto Santo Stefano doveva rappresentare un valore aggiunto non solo per Ventotene, ma anche per Ponza e tutto il litorale Sud pontino. Adesso sembra profilarsi un’operazione minimale che a lungo termine potrebbe rivelarsi come un problema enorme dal punto di vista della sostenibilità finanziaria.

Confidando nel positivo accoglimento delle nostre indicazioni e, in particolare, in un Suo intervento presso la Regione perché rientri nell’organismo di gestione di questa importante opera rimaniamo a Sua Sua disposizione per eventuali approfondimenti e chiarimenti.

Cordiali saluti.

Ventotene,1 5 maggio 2024 Il segretario


Andrea Bonsignori

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