Dopo i gravissimi fatti di Ischia cominciano le diatribe: s’è costruito dappertutto, condoni, colpe incrociate e utilizzate a mo’ di clava contro questo e quello. E non hanno ancora finito di trovare i dispersi e contare i morti. Le nostre isole e le coste sono state violate da ferro e cemento, laddove più rifulgeva la bellezza tanto più spuntavano costruzioni a dir poco ardite e con vista esclusiva. Nelle isole gli spazi sono ridotti, soprattutto in quelle più piccole. Eppure col turismo intenso degli anni settanta e a venire, s’è scavato e costruito, spesso senza regola, alterando antichi sistemi idraulici che regolavano il deflusso delle acque in modo mirabile. Ora bisogna cambiare rotta, operare una vera rivoluzione ecologica ma nel frattempo, per evitare catastrofi cosa è possibile fare? Ho letto report di ISPRA, di tecnici che studiano il territorio, tutti concordano che occorre sapere in anticipo come e dove il dissesto accelera e diventa catastrofico. Ho avuto la responsabilità di delegato all’Ambiente della piccola isola di Ventotene. Nel giro di un paio d’anni si sono verificate tre importanti frane, quella di “Moggio di Terra” è stata imponente ed ha isolato la parte alta dell’isola. Li sotto, appena il giorno prima, c’erano molte barche e persone che facevano il bagno.Un progetto di monitoraggio, denominato “Sentinella” era stato già eleborato da un tecnico del posto, l’Ing. Nicola Bosco. E’ un sistema che registra ogni movimento del suolo e ne avverte in tempo la potenziale evoluzione. Ho costantemente rappresentato la necessità di realizzare questo progetto che è essenziale laddove domina la componente tufacea delle falesie. Spero che nei 14 milioni di euro destinati a Ventotene dalla Legge sulle piccole isole, ci possa essere spazio per questo progetto che se non impedisce le frane almeno tutela le persone.
43Antonio Stefanelli, Paola Beltrano e altri 41Commenti: 13Condivisioni: 7Mi piaceCommentaCondividi
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