FORMIA, LA CITTA’ DEL GAMBERO E IL PARTITO DEMOCRATICO

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Nei momenti difficili, quando bisogna calibrare proposte e posizioni, occorre concentrarsi e guardare le cose da diverse posizioni.

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Attilio Maseri, uno dei più grandi cardiologi dei nostri tempi, mostrò in un congresso una foto dell’isola di Palmarola. La parete rocciosa era sempre la stessa ma guardandola da posizioni diverse mostrava continuamente nuovi particolari. Naturalmente era una metafora per affermare la necessità, quando occorre fare una diagnosi, di non fermarsi ai primi sintomi o indizi ma di “scavare” più a fondo. Abbiamo ripetutamente discusso della situazione del Partito Democratico, del governo cittadino, dei bisogni dei cittadini e del progetto di città che immaginiamo. Questi aspetti li abbiamo considerati compiutamente riscoprendo sempre la necessità di approfondire, studiare soluzioni rendendole concrete e praticabili. Non v’è dubbio che le aspettative sono enormi e però le risposte difettano a venire e non basta sottolineare gli errori degli altri tenuto conto che la nostra città ha sempre avuto, almeno negli ultimi 15 anni una vita politica tormentata.

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E’ la città del gambero, affetta da un alto tasso di faziosità, che l’ha fatta avanzare e subito arretrare ad ogni cambio di amministrazione. Il centrosinistra adotta il piano regolatore ma poi arriva il centrodestra che lo revoca. Il centrosinistra approva il primo progetto sulla ex D’Agostino nel 2000 ma poi arrivano Michele Forte e company che lo revocano. Stessa situazione nel 2008, il centrosinistra approva ma poi il centrodestra cancella tutto nuovamente: avanti ed indietro come il gambero. E così la pedemontana. Stessa cosa per il porto turistico. Il centrosinistra ipotizza la riconversione del porto commerciale in turistico, arriva il centrodestra che fa un progetto di finanza per realizzarlo all’esterno dell’attuale diga foranea. Il centrosinistra, nel tentativo di assicurarne la continuità, affonda nel megaprogetto e nella sua attuale insostenibilità economica ed ambientale soprattutto a causa della crisi. Questi sono i puri e semplici fatti.

Alle ultime elezioni Michele Forte o, per meglio dire, il suo schieramento perde le elezioni e arriva il centrosinistra o quel che si raccoglie attorno a Sandro Bartolomeo. Nel frattempo tutto si rimescola: i partiti e le civiche si trasformano in aggregati a scarso collante progettuale. Esplode il fai da te con uno squadrone di candidati Sindaci alle ultime amministrative. I problemi della città restano gli stessi: economia ferma, infrastrutture che mancano, sanità in declino, servizi in affanno, condizioni delle acque e dei suoli alquanto scadute. A tutto ciò si aggiunga lo sgranamento etico e morale della politica e degli apparati amministrativi colpiti dalle indagini della Magistratura. Ce n’è abbastanza per produrre un colpo di reni da parte di una classe dirigente, ammesso che ne sia capace. Ma invece dei colpi di reni arrivano i colpi bassi e l’occasione si coglie al volo nelle elezioni di secondo grado del consiglio provinciale allorquando Bartolomeo non è sostenuto da alcuni consiglieri iscritti al PD di Formia. Il Partito Democratico si trova come” nave senza nocchiere in gran tempesta” e coi marinai che non riescono a governarla con un minimo di buon senso. Dalla cosiddetta maggioranza che elegge il Coordinatore Cittadino non arriva alcun segnale di distensione, anzi, giunge l’ennesima esibizione muscolare ottusa e rischiosa.

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Ottusa perché chi intende assumere la “leadership” di guidare un percorso non esordisce provocando rotture per giunta con una parte storicamente attiva e presente sui problemi della città. Rischiosa perché è la cosa peggiore da farsi in un momento così difficile per la città e la sua amministrazione. Bisognava raccogliere la sfida per rimodulare le cose da fare, aggiornare strategie e, se necessario, cambiarle. Purtroppo tra i fautori del manganello e della rottura non brillano intelligenza e lungimiranza politica.
Il partito del capo, modellato sul capo, che non discute ma esegue, che non ragiona ma obbedisce, che non partecipa ma pretende, che diventa un tram dove si sale e si scende a proprio piacimento, magari senza pagare il biglietto, è una vera sciagura e questo vale per tutti i partiti e per come si vanno strutturando, 5 stelle compreso per non parlare di Forza Italia che affonda assieme a Berlusconi. Se il capo cade scompare anche il partito come è successo con Craxi ed il PSI. Un partito si cementa su valori condivisi, diventa comunità che si confronta, si nutre della partecipazione e deve farlo soprattutto ora che non ci sono più finanziamenti pubblici.

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E questo lo sappiamo molto bene dal momento che a noi a Formia non è mai arrivato il becco di un quattrino dal partito nazionale o provinciale. Ma per stimolare la partecipazione ed il confronto non si possono assumere decisioni tra poche “menti raffinate” lasciando gli altri “ad intostare l’acqua”. “Elementare Watson” direbbe Sherlock Holmes! Quale sarà il futuro? Intanto continueremo ad occuparci dei problemi della città e dei cittadini perché è questa la funzione di un partito politico. Non ci stancheremo di batterci contro le ingiustizie sociali, per affermare i diritti, innanzitutto il lavoro, la tutela della salute, la formazione. Non ci rassegneremo al gattopardismo dei tanti che dichiarano di “cambiar verso” per rimanere poi ancor di più incollati alle pratiche della personale convenienza. I tempi chiedono impegno, luoghi di confronto, iniziative di lotta. Il Partito Democratico deve essere questo. Nessuno si illuda che abbandoniamo il campo. Nessuna scissione, piuttosto quanto accaduto ci sprona all’impegno. FC

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