Il trend del numero degli occupati

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Dall’inizio della crisi sono stati “bruciati” in Italia un milione di posti di lavoro. Il dato è ormai appurato, nel senso che diversi istituti di ricerca concordano da tempo sui danni dell’economia italiana “malata” e le relativi ripercussioni sul mercato del lavoro. Stavolta uno studio del Servizio Politiche del Lavoro della Uil mette in risalto un secondo aspetto: il crollo del lavoro di qualità. I contratti a tempo indeterminato hanno infatti registrato un calo del 46,4%, con un progressivo spostamento dell’offerta verso i contratti a tempo determinato (aumentati, non a caso, del 19,7%). Le assunzioni con forme contrattuali meno stabili, dunque, crescono in rapporto al totale dei contratti sottoscritti, dal 72,7% del 2008 all’80,9% del 2013 mentre le altre tipologie – tempo indeterminato e apprendistato – scendono al 19,1 del 2013 dal 27,3% del 2008.

Numero degli occupati in aumento
Di recente, il governo Renzi ha tenuto a ricordare come a maggio numero degli occupati sia aumentato di 52 mila unità rispetto al mese precedente (troppo presto, però, per sostenere che il merito sia del decreto Poletti). Dato che si è confermato nel mese di giugno: +50 mila unità. La retorica è presto spiegata: si guarda sempre al tasso di disoccupazione che cresce e mai a quello di occupazione. Il problema, però, è che prendendo gli stessi mesi come periodo di riferimento si scopre che su base annuale gli occupati sono diminuiti di 61 mila unità a maggio e invariati a giugno. Il trend è descritto in questa infografica dell’Istat.

L’andamento stagnante, pur evidenziando alti e bassi in determinati periodi dell’anno, è confermato dal numero effettivo degli occupati. A giugno 2014 sono 22 milioni 398 mila, un anno fa erano 22 milioni 510 mila e a maggio 2013 erano 22 milioni 576 mila. A dicembre risultavano infine 22 milioni 270 mila occupati, in netta diminuzione. Insomma poco (o nulla) è cambiato.

Lavori stagionali? L’anno scorso l’andamento fu inverso
L’aumento degli occupati negli ultimi due mesi potrebbe dipendere dall’incremento di domanda per i lavori stagionali (messi comunque a rischio dalle condizioni climatiche non proprio ottimali). Ma nel 2013 tale effetto non si registrò sugli stessi livelli (a maggio 2013 -27 mila; a giugno 2013 -21 mila; a luglio 2013 -433 mila su base annua).

Fabio Germani

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