Dopo la Lifeline, bloccati anche 110 migranti davanti al porto di Pozzallo su un mercantile. La Guardia costiera italiana: “Non chiamateci più”

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Sono in 334 adesso ad essere bloccati in mare. Ai 224 a bordo della Lifeline si aggiungono i 110 salvati dal mercantile danese Alexander Maersk da ieri sera fermo davanti al porto di Pozzallo in attesa di un’autorizzazione ad entrare che non arriva. Il cargo, ovviamente, non è minimamente attrezzato ad assistere i migranti che sono stati presi a bordo in acque internazionali nella notte tra giovedi e venerdi con l’aiuto proprio dei volontari della Lifeline che, già stracarica, ha dato assistenza alle persone a bordo di un altro gommone in difficoltà aiutandole a salire la scaletta lungo la fiancata. Poi ha fatto rotta verso Pozzallo, non si sa ancora per ordine di chi, dove adesso è fermo e da dove è stata fatta evacuare e portare a terra d’urgenza una donna incinta con un’altra figlia e un’altra donna con una bambina di otto anni disidratate..

Al terzo giorno in mezzo al mare con 224 migranti a bordo, dalla Lifeline parte la richiesta di soccorso: “Ci troviamo a sud di Malta in acque internazionali. Alcune forniture sono esaurite, oggi abbiamo assolutamente bisogno di approvigionamenti per la nave. Abbiamo bisogno di farmaci, coperte. Aiutateci”.
Appello raccolto dalle altre due Ong tedesche che in questo momento hanno le loro navi a Malta, la Sea Watch e la Seaeye, che nel pomeriggio porteranno rifornimenti a bordo della Lifeline.

Dalla nave intanto è stata evacuata una persona per un’urgenza medica ed è stata portata in ospedale a Malta, come conferma il premier de La Valletta Joseph Muscat che invita la Ong a ” muoversi dalla sua posizione verso la destinazione originaria per evitare un’escalation. Nonostante non abbiamo alcuna responsabilità – sottolinea Muscat – Malta ha appena consegnato rifornimento umanitari e le Forze armate hanno condotto l’evacuazione medica di una persona”.

Le trattative che vanno avanti da ieri tra Italia, Malta e Spagna non hanno ancora portato ad alcuna svolta anche se nelle ultime ore, riferisce il quotidiano online Maltatoday, si era affacciata l’inedita potesi di una ripartizione dei migranti tra Italia, Malta, Spagna e Francia. Ma il premier maltese Muscat alza nuovamente i toni contro l’Italia: “Siamo un Paese sovrano e nessuno dovrebbe dettarci cosa possiamo o non possiamo fare”,

Da bordo, ai microfoni di radio Capital, il comandante della Lifeline Klaus Peter replica a muso duro a Salvini: ” Se vuole arrestarmi può venire personalmente a prendermi. Vorrei invitare il signor Salvini a fare un viaggio con noi. Solo così si potrà rendere conto dello scenario drammatico in mare. Su questa nave nessuno guadagna un soldo dai salvataggi. Siamo tutti volontari. Mi vergogno profondamente delle parole del ministro italiano”.

Da Roma, ieri è stato dato ordine alla nave Dattilo della Guardia costiera di muoversi in direzione della nave tedesca. Ma proprio dalla Guardia costiera italiana ieri, nelle stesse ore in cui Unhcr e Iom rilanciavano l’allarme per l’abnorme numero di naufragi e morti in mare negli ultimi giorni, è partito un avviso ai comandanti delle imbarcazioni che incrociano in zona Sar libica: non chiamateci più, rivolgetevi a Tripoli. Ecco il testo della nota: “Da questo momento, ai sensi della convenzione Solas (Safety of life at sea) i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso”. La convenzione a cui fa riferimento la nota è quella per la salvaguardia della vita umana firmata nel lontano 1914 da 162 Paesi dopo il disastro del Titanic” a salvaguardia della vita umana in mare”. La Guardia costiera italiana la ricorda ora a tutti i comandanti delle navi che transitano nella zona Sar libica, quella in cui ovviamente avvengono tutti i soccorsi delle imbarcazioni con i migranti.

“Un messaggio circolare, di carattere tecnico-operativo per tutte le navi che si trovano in zona libica nel momento in cui si verifica un evento di ‘distress’ – spiegano dalla Guardia costiera – sappiate che l’autorità competente è la Guardia costiera libica, dunque coordinatevi con loro”.
La Convenzione di Amburgo però obbliga qualsiasi autorità marittima ad intervenire nella gestione di un soccorso, dovunque esso sia. E di fatto la Guardia costiera italiana è sempre stata protagonista del coordinamento di buona parte delle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, fuori dalla sua zona Sar. E in quanto coordinatrice del soccorso ha anche l’obbligo di provvedere al porto sicuro in cui far sbarcare i migranti.

Le Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare, adottate nel 2004 dal Comitato Marittimo per la Sicurezza dell’IMO prevedono infatti che “in ogni caso il primo centro di soccorso marittimo che venga a conoscenza di un caso di pericolo, anche se l’evento interessa l’area SAR di un altro Paese, deve adottare i primi atti necessari e continuare a coordinare i soccorsi fino a che l’autorità responsabile per quell’area non ne assuma il coordinamento”. E ancora: “lo Stato cui appartiene lo MRCC che per primo abbia ricevuto la notizia dell’evento o che comunque abbia assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso, ha l’obbligo di individuare sul proprio territorio un luogo sicuro ove sbarcare le persone soccorse, qualora non vi sia la possibilità di raggiungere un accordo con uno Stato il cui territorio fosse eventualmente più prossimo alla zona dell’evento. Ciò indipendentemente da qualsiasi considerazione in merito al loro status”.

E il ministro Salvini ribadisce su facebook la sua linea dura: “In questo momento le navi di due Ong (Open Arms, bandiera spagnola e Aquarius, bandiera di Gibilterra) sono nel Mediterraneo, in attesa di caricare immigrati. Le navi di altre tre Ong (Astral, bandiera Gran Bretagna, Sea Watch e Seefuchs, bandiere olandesi) sono ferme in porti Maltesi. Che strano… – continua il ministro -. La Lifeline, nave fuorilegge con 239 immigrati a bordo, è in acque maltesi. Tutto questo per dirvi che il Ministro lo farò insieme a voi, condividendo tutte le informazioni che sarà possibile condividere, e per ribadire che queste navi si possono scordare di raggiungere l’Italia: voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi!”.
Il flusso di gommoni in partenza dall’Africa non si arresta neanche sulla rotta verso la Spagna dove oggi il Salvamento maritimo ha soccorso 593 persone che viaggiavano su 21 gommoni tra l’Andalusia e le Canarie.

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