Renzi lancia la sfida di Ventotene per restaurare il carcere di Pertini

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Il 23 maggio prossimo Matteo Renzi, Dario Franceschini e Nicola Zingaretti si recheranno sull’isola per i 30 anni dalla morte di Altiero Spinelli.

C’era una volta il «manifesto di Ventotene», quando una piccola isola del sud pontino, immersa nel Mar Tirreno, si trasformò dal più piccolo Comune dell’Italia centrale (appena 1,54 chilometri quadrati di superficie) nel cuore dell’Europa che verrà. Più che un continente, un’idea, forse un sogno, che oggi appare offuscato da un’altra Europa, quella delle banche e dei piani di rigore.

Gli esuli

Allora, era il 1941, un gruppo di «esuli» (all’epoca si diceva «confinati») antifascisti, spediti appunto da Mussolini in mezzo al mare (e non in «villeggiatura», come disse una volta Silvio Berlusconi), ebbe la «pazza idea» di immaginare per l’Europa un futuro diverso dal presente nel quale era immersa: il secondo conflitto mondiale, le dittature fascista in Italia, nazista in Germania, franchista in Spagna, il regime comunista nell’Unione Sovietica. Un’Europa di guerra, di bombe, di morti, di divisioni.

II manifesto

Quel manifesto, «Per un’Europa libera e unita», divenne una speranza, un alito di vento, un pezzo di storia. E, ai giorni nostri, si è trasformato in un simbolo che — nel trentennale della morte di Altiero Spinelli che insieme a Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann ne ispirò la stesura — porterà sull’isola di Ventotene il premier Matteo Renzi, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Obiettivo: il restauro del carcere dell’isola di Santo Stefano, esattamente di fronte a Ventotene, dove il fascismo rinchiuse — tra gli altri — anche Sandro Pertini, Umberto Terracini e Mauro Scoccimarro. La vecchia prigione borbonica a forma di anfiteatro che rischia di cadere a pezzi. I dettagli ancora non sono noti: ma i soldi, attingendo anche a dei fondi europei, li metterà il Mibact (il carcere è stato dichiarato patrimonio nazionale nel 2008 da Giorgio Napolitano e patrimonio storico-artistico dall’Europa nel 2013) anche utilizzando fondi europei.

Il progetto

Tutto nasce intorno alla metà di luglio, quando Renzi — in piena crisi-Marino (il premier aveva già detto: «Si guardi allo specchio e decida se è capace a governare») — spostò a Milano, nei padiglioni dell’Expo, l’Assemblea nazionale del Pd. Quel giorno, quasi come un fulmine a ciel sereno (ma poi si capì che i contatti erano in corso da tempo), Renzi schivò l’argomento-sindaco, non citò «il comandante» Ignazio ma parlò — guarda un po’ — di Nicola Zingaretti, presidente della Regione, fino ad allora dato piuttosto «in freddo» col mondo renziano.

L’Europa

Fu allora che il premier parlò di Ventotene: «Ho ricevuto — disse — un sms da Zingaretti: mi diceva che dovremmo fare un’iniziativa sull’Europa a Ventotene, dove tutto è cominciato, coinvolgendo anche il Pse. È un’ottima idea». A stretto giro, arrivò il tweet del governatore: «D’accordo con Matteo Renzi: l’Europa riparta dallo spirito di Ventotene. Insieme pronti per affrontare questa sfida di civiltà e solidarietà». Lo scambio di «amorosi sensi» sembrava concluso lì, o finito dentro ad un cassetto. Fino a che, giovedì, Renzi non lo ha ritirato fuori in conferenza stampa a Palazzo Chigi: «Insieme al presidente Zingaretti e al ministro Franceschini nelle prossime settimane sarò a Ventotene, dove il Governo farà grande investimento su quel territorio e racconteremo cos’è quel luogo per noi nel senso dell’Europa che verrà. Noi siamo dalla parte dell’Europa ma non di quella che si chiude a riccio nella paura». Il tutto, proprio quando si celebrano — come detto — i trent’anni dalla morte di Spinelli (23 maggio 1986) e proprio mentre Renzi è in aperta polemica col presidente della commissione europea Jean Claude Juncker. Due fatti che, evidentemente, non sono casuali.

22 gennaio 2016 | 09:04

© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera

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