La piccola rivoluzione di Tsipras, di sinistra e patriottica

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Su Unità.tv, Davide Ricca sosteneva – a ragione – che compito di una sinistra di governo è… governare! Cioè scegliere, magari facendo scelte impopolari, severe ma giuste, forti di una visione e di un obbiettivo che corrisponde – almeno in buona fede – al cosiddetto “bene comune”. Ecco io sono totalmente d’accordo con questa definizione di sinistra di governo o in generale di governo. Scelte dettate non dai sondaggi, ma dalla visione. Dettate dalla politica e non dalla demagogia.

In questi settimane e ancor di più in queste ore la Grecia ci fa palpitare e non solo per sapere dove finiranno i 35.9 miliardi di euro (fonte ministro Padoan) di cui l’Italia è creditrice, o più in generale del progetto dell’euro e dell’Unione europea, in queste ore la Grecia ci divide e ci fa balzare in piedi perché – almeno per alcuni – siamo di fronte ad un nuovo scontro tra Davide e Golia.

Si diceva che c’è chi tratta fino a tarda notte per portare a casa un risultato positivo per l’Italia e per l’Europa, e chi abbandona le trattative. Vero. Bisogna ricordarsi però che in certi casi il tavolo va rovesciato, e che non è responsabile solo chi media, ma anche chi ad una mediazione umiliante per un paese dice “No, grazie”.

E’ una piccola rivoluzione quella della Grecia, una rivoluzione che passa da un fatto che tutti sembrano voler dimenticare: quali che siano le concessioni che l’Ue ha messo sul tavolo – e ci sarebbe da dire molto – resta una questione irrisolta e cioè che l’insieme delle ricette proposte sono state sconfessate dallo stesso Fmi che le aveva benedette: i tagli sono recessivi, specie in questa fase.

Una razionalizzazione delle spese greche dovrebbe essere innanzi tutto una preoccupazione per i greci stessi, ma resta il fatto che ora come ora il Pil greco dopo la cura della cosiddetta Troika ha perso il 25% del suo valore. La Grecia ha bisogno di una ristrutturazione del debito, e può farlo solo ridiscutendo le regole europee alla radice, cioè ridiscutendo il dogma dell’austerità.

Aggiungo che tutti noi dovremmo voler cacciare il Fondo monetario internazionale dal tavolo dei negoziati perché – è bene dirlo – esso non ha a cuore gli interessi esclusivi della zona euro. Mettere al tavolo dei negoziati un soggetto che non ha interessi convergenti con Ue, Bce e Grecia è pericoloso. Il Fmi deve rispondere dei suoi prestiti a paesi che vedrebbero nella crisi europea una benedizione, perché ha voce in capitolo?

Tsipras e Syriza stanno facendo una partita a poker pericolosissima, ma è basata su un caposaldo: l’interesse nazionale greco non può venire dopo l’interesse europeo. Finalmente sinistra e patriottismo e scusate se è poco…

(foto Ansa)

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