PARCO D’ABRUZZO HA 100 ANNI

Marco Albino Ferrari

  · Oggi, 11 gennaio, il Parco d’Abruzzo compie cento anni, e a Pescasseroli si tiene una giornata di studi e celebrazioni a vario livello. Venne istituito con lo scopo di creare un involucro protettivo intorno all’orso marsicano, all’epoca sull’orlo dell’estinzione. L’orsetto appenninico si è salvato, ma oggi non gode certo di buona salute.

Quando la popolazione di una specie si riduce a poche decine, il patrimonio genetico viene definitivamente impoverito. Non importa se il numero dovesse aumentare: la diversità genetica rimarrà la stessa. E sarà come se ogni esemplare si accoppiasse sempre all’interno di un nucleo ristretto, pregiudicandone la salute.Ma se c’è un anno davvero speciale nella storia del Parco d’Abruzzo questo è il 1974.

Fu allora che tre ragazzi, vestiti con camicie a fiori e lunghi maglioni sotto l’eskimo grigioverde, diedero vita a una delle avventure di ricerca etologica più memorabili. I tre giovani scienziati, il romano Luigi Boitani, il tedesco Erik Zimen e lo statunitense David Mech, riuscirono a catturare un lupo e a infilargli un radiocollare. In Italia, mai era stato catturato un lupo per motivi di studio.

La notizia dell’ingegnoso trappolamento (in particolare l’artefice fu Mech, che si era formato alla scuola dei trapper americani), fece il giro del mondo negli ambienti universitari.Per mesi, i tre pedinarono un esemplare che non avrebbe mai dovuto uscire dal campo di ricezione radio (il Gps all’epoca non c’era). Si davano turni di otto ore seguendo in solitudine il vago bip-bip. Vagavano di giorno, di notte.

Sotto la luna penetravano l’aurea primordiale delle foreste per inseguire senza essere visti la loro poco visibile preda. Quella ricerca sul campo (anche sulla Maiella) durata anni e su diversi esemplari portò alle prime conoscenze dirette della specie che per antiche superstizioni non era mai stata studiata a dovere.

Il “Canis lupus italicus” trovava uno sguardo consapevole che lo avrebbe riscattato dagli antichi tabù. E a riabilitarlo collaborò anche la campagna di comunicazione del WWF chiamata “San Francesco”. Da allora, favorito da leggi di tutela (quella sulla caccia del novembre 1976), favorito dallo spopolamento di ampie zone montuose e dall’immissione in natura di fauna selvatica a scopi venatori, il lupo trovò le condizioni per riconquistare l’antico areale perduto.

Foto. Lo scatto del fotografo Maurizio Biancarelli (che ringrazio) coglie una situazione significativa: il lupo si allontana da un cane maremmano abruzzese, che vigila sul suo gregge.122Persone raggiunte12Interazioni–Punteggio di distribuzioneMetti in evidenza un post

Incontro tra cane da pastore abruzzese e lupo appenninico selvaggio, Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Encounter between A Abruzzo sheperd dog and a wild Apennines wolf, Sibillini NP Italy

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