Spread, sfondato il muro dei 200 punti. L’ammonimento di Padoan

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“L’aspetto più preoccupante nel ‘contratto’ alla base del governo in costruzione è la sottovalutazione delle conseguenze di certe scelte. Ci si preoccupa dell’Europa, ma le eventuali procedure di infrazione impiegano mesi a svilupparsi, mentre la risposta dei mercati arriva in pochi secondi”. A confermare le preoccupazioni che arrivano dall’Italia e dall’Europa per il nuovo governo giallo-verde è Pier Carlo Padoan in un colloquio con Il Sole 24 Ore.

Cruciale per i mercati il nome del successore all’Economia

E pur non commentando le ipotesi sulla successione, il ministro uscente evidenzia come il segnale ai mercati arrivi anche dal nome del nuovo ministro dell’Economia, “perché – afferma Padoan – dietro al nome ci sono le idee”. E in particolare l’attenzione sarà altissima sui primi passi del nuovo governo come eventuali condoni o la flat tax.

Misure che Padoan boccia senza appello: “La pace fiscale si raggiunge con gli incentivi all’adempimento spontaneo e non con i condoni, e tagli fiscali concentrati sui redditi dei ricchi vanno in direzione opposta rispetto alla crescita inclusiva che deve essere l’obiettivo del Paese”.

Il reddito di cittadinanza? Misura assistenziale insostenibile

E tra le misure insostenibili per l’inquilino di via XX Settembre c’è anche il reddito di cittadinanza che giudica “una misura assistenziale insostenibile. E con misure insostenibili si va a sbattere”. “Piuttosto – aggiunge Padoan – sarebbe utile potenziare il reddito di inclusione”.

Ed è proprio questo capitolo il più dolente e difficile per il governo uscente, il motivo per cui “abbiamo perso le elezioni”, commenta Padoan. “Abbiamo riportato il Paese fuori dalla recessione e gestito difficilissime crisi bancarie, ma sul sostegno ai cittadini abbiamo fatto soltanto i primi passi. Per sfidare il populismo – aggiunge Padoan – occorrevano tempo e misure percepibili subito, ma non dimentichiamo la doppia recessione da cui siamo partiti”.

E lo spread supera quota 200 punti

E nel frattempo lo spread continua a salire e oggi supera i 200 punti. Era da quasi un anno – il 7 giugno 2017 – che non superava questa quota. Quel giorno chiuse a 203 punti per i timori di un possibile voto anticipato a seguito delle trattative sulla legge elettorale poi fallite.

Proprio i dati sugli spread sono un altro elemento che secondo Padoan possono creare non pochi problemi al Paese: “Ci sono segnali preoccupanti, a partire dagli aumenti dell’ultima settimana registrati dai differenziali con i titoli spagnoli e portoghesi, segno di un riposizionamento degli investitori sul rischio; i mercati sembrano in attesa di prendere una posizione chiara, ma l’esperienza insegna che, una volta avviate, queste tendenze sono lunghe e difficili da correggere”.

Ma il punto non nell’atteggiamento remissivo o aggressivo da assumere in Europa: “L’aumento di deficit e debito in questo momento non è nell’interesse degli italiani. Certo che dobbiamo sostenere la crescita, ma se ampliamo il deficit otteniamo soltanto un aumento del debito”.

E gli investitori tornano a punire l’Italia. Piazza Affari dopo un avvio poco mosso tenta il rialzo ma con continui cambi di direzione. Il Ftse Mib segna un +0,16% a 22.780 punti. Sul listino proseguono comunque le vendite o bancari con il mercato che guarda alla formazione del nuovo Governo a cui sta lavorando il premier incaricato, Giuseppe Conte. Maglia nera è Mps (-2,9%), seguita da Ubi (-2,14%), Banco Bpm (-1,96%), Mediobanca (-1,15%), Intesa Sanpaolo (-1,05%), Unicredit (-0,79%). Di contro gli acquisti premiano Leonardo (+1,45%), Fca (+1,56%), Moncler (+1,69%). Fuori dal paniere principale in lieve rialzo Beni Stabili (+0,33%) il cui cda ieri ha dato il via libera alla fusione con Fonciere des Regions.

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