Ucraina, le voci dall’inferno dell’acciaieria Azovstal: “Due mesi di buio e paura. Mancava l’aria”

Parla Natalia Usmanova, una delle 100 persone liberate dall’impianto industriale assediato a Mariupol: “Con i bombardamenti ho pensato che il mio cuore si sarebbe fermato”

02 MAGGIO 2022 ALLE 09:44

“Non ci posso credere. Due mesi di buio”. Natalia Usmanova sorride e si porta le mani sul volto. Lei è tra i circa 100 civili che ieri sono stati evacuati dall’acciaieria Azovstal di Mariupol e la sua testimonianza viene raccontata in un video della Bbc. “Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura”, prosegue la donna, che ha parlato ai reporter nel villaggio di Benzimenne, nell’Ucraina orientale sotto il controllo russo.


“Quando siamo saliti sul bus per l’evacuazione ho detto a mio marito: ‘Non dovremo più andare al bagno con una torcia elettrica?'”, racconta Natalia emozionata e incredula. E ancora: “Non dobbiamo più usare un sacchetto o un cestino come bagno”. “Siamo andati alla Azovstal per una nostra libera scelta, come i lavoratori della fabbrica, per salvarci”, spiega ancora la donna, capelli raccolti, piumino giallo e due grandi borse nelle mani, mentre nel video scorrono le immagini dell’evacuazione del ministero della Difesa russo.


“E quando sono iniziati i bombardamenti ho pensato che il mio cuore si sarebbe fermato e non sarei sopravvissuta. I bombardamenti erano così forti e iniziavano a colpire vicino a noi”, ricorda la 37enne. “All’uscita del rifugio antiaereo, in cima ad una scala non si riusciva a respirare perché non c’era abbastanza ossigeno. Avevo paura anche di uscire e respirare un po’ di aria fresca. Avevo paura anche a tirare fuori il naso”, conclude.

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