ATTIVATO IL POZZO ALL’ACERVARA: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

pozzo

Il pozzo all’Acervare è stato allacciato alla rete. Bisognerà nei prossimi giorni verificare quanto questi 50 litri/secondo riusciranno a mitigare la penuria di acqua potabile. In zona largo Paone c’è stata più pressione e l’acqua ha raggiunto i piani alti, ma non tutti. Naturalmente l’emergenza non è finita, ma si sono ottenuti dei risultati importanti. Il primo è che la mobilitazione dei cittadini e le sollecitazioni delle Amministrazioni del Golfo, in primis quella di Formia, hanno costretto Acqualatina a finirla di cincischiare con improbabili dissalatori (e navi cisterne) per puntare decisamente alla realizzazione del nuovo pozzo. Avrebbero dovuto farlo molto tempo prima (opera programmata dal 2012) e non ridursi a chiedere l’autorizzazione ai lavori per la nuova captazione in data 28 Giugno 2017 (con acqua già razionata dai primi di Giugno). Questa è la prova inoppugnabile che inchioda l’Ente Gestore alla responsabilità dei ritardi e delle inefficienze.
L’Acquifero dell’Acervara e dei XXV ponti è enorme e si conosceva già alla fine degli anni ’90, allorquando furono eseguiti gli studi per la progettazione della Pedemontana. Ora sarà necessario mettere in sicurezza quell’area con la definizione delle zone di tutela e la verifica di eventuali interferenze della ferrovia e delle ville soprastanti, durante le prossime piogge. Questa dura crisi ha aperto gli occhi sul tema dell’approvvigionamento idrico. Ha dimostrato senza ombra di dubbio quanto la tenaglia micidiale delle perdite e della siccità possa creare seri danni e sofferenze alle persone, alle famiglie e alle imprese dell’intero golfo. L’emergenza non è finita poichè occorre evitare che nella prossima primavera ci si ritrovi nelle stesse condizioni. Il tema dell’aumento della quota pubblica e della riforma dell’Ente resta, ma è ancora più urgente stabilire dove, chi, cosa si fa. I Comuni devono riappropriarsi (anche attraverso competenze/consulenze esterne), delle informazioni, dati e mappe delle reti idriche e dell’andamento delle portate per esercitare il necessario controllo dei lavori da eseguire sulle reti e le risorgive.
I fondi già programmati e quelli che arriveranno (fondi governativi per la calamità naturale) dovranno essere impegnati con oculatezza e massima efficacia. La premente delle Vie Lavanga – Rubino che già nel 1998 doveva essere sostituita (dalla condotta di Via Vitruvio mai allacciata e mai entrata in funzione) versa ora in condizioni disastrose. Sostituirla non sarà facile perchè bisognerà chiudere vie centrali anche se per il tempo strettamente necessario all’ esecuzione dei lavori (da estendere nelle 24 ore). La rincorsa affannosa a reperire nuove fonti (aperture di nuovi pozzi) rischia di sbattere contro la disastrosa dispersione delle reti di adduzione e distribuzione. Il serbatoio di monte Sant’Antonio perde. Ed è un fatto grave che ha interferito sui tempi di riempimento del serbatoio stesso.
Una perdita all’angolo di Via XX Settembre e La Vanga (che ha inibito quasi tutta l’estate l’approvvigionamento dei fabbricati ivi insistenti) giungeva ad una pressione di due atmosfere. E’ stata riparatama dopo innumerevoli segnalazioni. Poco più giù ve ne sono altre che al momento non vengono riparate. Consumiamo un mare di energia elettrica, soldi pubblici e soldi di bollette per disperdere nel sottosuolo 70 litri di acqua dei 100 immessi nella rete! Tutto ciò è inaudito. Non v’è ombra di dubbio che occorra urgentemente riparare e in molti casi rifare la rete di distribuzione, ricaptare le risorgive di Mazzoccolo e Capodacqua, ristrutturare il serbatoio di Sant’Antonio. Operazioni analoghe vanno fatte nell’intero golfo di Gaeta. FC

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