La coltivazione di Ogm nel mondo (di Mirko Spadoni da Tmag)

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I Paesi dell’Unione europea avranno una motivazione in più per poter vietare la coltivazione di prodotti agricoli modificati geneticamente. La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha infatti votato in favore di norme più restrittive per la coltivazione di OGM nell’Unione, modificando parte dell’accordo preliminare raggiunto lo scorso giugno tra gli stati membri dell’Unione europea. Secondo le nuove norme, la coltivazione di OGM potrà essere vietata dai Paesi europei anche per motivi ambientali. Una possibilità esclusa dalla precedente intesa, che comunque concedeva a ciascuno Stato membro di vietare la coltivazione degli OGM sul proprio territorio. Una decisione che forse non verrà accolta con soddisfazione da chi è invece favorevole, ma che coincide con il parere della maggioranza degli italiani. Secondo il IV Rapporto Gli italiani e l’agricoltura della Fondazione Univerde presentato solo qualche settimana fa, il 77% degli italiani si è detto contrario alla coltivazione – e all’utilizzo – degli OGM. Solo il 9% è invece a favore. E’ scesa anche la quota di chi si è dichiarato disponibile a consumare prodotti agricoli con OGM, qualora venisse dimostrata la loro non nocività, passata dal 62% del 2011 al 59% del 2014.

Pensiero, quello di buona parte della popolazione italiana, evidentemente condiviso anche dal TAR del Lazio, che nell’aprile scorso ha bocciato il ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale, firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal ministro delle Politiche agricole e dell’Ambiente Andrea Orlando. Decreto che proibisce la semina di mais bio-tech MON810, fino all’adozione di misure comunitarie previste dal regolamento 178/2002 e comunque non oltre diciotto mesi dal luglio del 2013. Il nostro è infatti uno di quei Paesi che a differenza di altri (Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Cina e India, tanto per citarne alcuni) vieta la coltivazione di prodotti OGM, proteggendo così – secondo il parere di chi vuole vietarne l’uso – un settore che vanta 263 prodotti tipici e, oltre ad un milione di ettari condotti con metodo biologico, ha esportato merci per ben 33 miliardi di euro solo nel 2013, stando a quanto riferito qualche tempo fa dal presidente della Commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci. Esistono però dei prodotti OGM che possono essere commercializzati anche nell’Unione europea, purché presentino tracce transgeniche non superiori allo 0,9%. Secondo una recente inchiesta della FAO condotta nei suoi 193 Stati membri, 17 non hanno sistemi di sicurezza alimentare o altre regole riguardo agli organismi modificati geneticamente mentre 55 hanno adottato politiche di tolleranza zero nei confronti di quei prodotti OGM non autorizzati. Trenta sono invece i Paesi che coltivano OGM per finalità di ricerca o per la produzione commerciale, con gli Stati Uniti come principale produttore mondiale con 70,1 milioni di ettari destinati alle coltivazioni di organismi geneticamente modificato (il 40% del totale), secondo un report dell’International service of the acquisition of agri-biotech applications (ISAAA).

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