Strage Turchia, polizia identifica attentatori: sono dell’Is

Turkey Blast

Erdgan depone una corona sul luogo della strage (ansa)
ANKARA – I due attentatori suicidi autori della più grave strage della storia turca, sabato scorso ad Ankara, sono stati identificati: sono due affiliati all’Is e uno di loro sarebbe il fratello del kamikaze che a luglio si fece saltare in aria a Suruc, al confine siriano, uccidendo 33 persone. Si tratta di Yunus Emre Alagöz, ricercato perché appartenente a una cellula jihadista di Adiyaman, cittadina del sud-est turco. Alagöz era fratello di Seyh Abdurrahman Alagöz, l’attentatore suicida che sterminò un gruppo di attivisti di sinistra filocurdi a Suruc.

Il secondo kamikaze della strage di Ankara, che ha ucciso almeno 97 persone ferendone centinaia, è stato identificato come Ömer Deniz Dündar. Acnhe lui, come Alagoz, faceva parte di una lista di 21 possibili kamikaze nelle mani del governo turco. L’altro ieri il premier Ahmet Davutoglu aveva annunciato che il governo dispone di una lista di possibili kamikaze, sollevando critiche e incredulità quando aveva aggiunto che non era possibile arrestarli prima che si facessero saltare in aria perché in Turchia “vige lo stato di diritto”. La polizia turca dispone del potere di arrestare le persone prima delle manifestazioni in caso di “ragionevole dubbio” che possano aver intenzione di violare la legge. I due kamikaze sarebbero arrivati ad Ankara dalla provincia sudorientale di Gaziantep in veicoli separati con l’aiuto di un complice, Y.S.. I proprietari dei mezzi e Y.S. sono stati arrestati a Gaziantep.

Twin blasts kill at least 95 in Turkish capital ahead of peace rally

Il governo turco finora ha puntato il dito sullo Stato islamico quale responsabile dell’attentato, pur senza escludere collegamenti o responsabilità dell’organizzazione curda del Pkk. Intanto tre alti responsabili della polizia di Ankara sono stati licenziati, ha riferito il ministero dell’Interno turco.

Ad Ankara è stata strage di Stato?

Due arresti. La polizia turca ha arrestato due persone che poche ore prima della strage di Ankara avevano scritto su Twitter che ci sarebbe potuto essere un attacco bomba nella capitale turca. Lo riferiscono media locali. Le autorità sostengono che i due abbiano legami con il Pkk curdo. Ieri Twitter avrebbe fornito le informazioni richieste dalla Turchia sugli indirizzi Ip legati a 3 account che nei loro messaggi avevano ipotizzato un attacco bomba ad Ankara poco prima che avvenisse.

Il cordoglio di Erdogan. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è raccolto questa mattina sul luogo degli attentati di Ankara, quattro giorni dopo l’attentato. Bersaglio di aspre critiche da parte dell’opposizione interna, che lo accusa di avere, direttamente o indirettamente, delle responsabilità in merito alla carneficina di sabato, il presidente Erdogan ha deposto una corona al centro del grande piazzale antistante la stazione, laddove due kamikaze si sono fatti esplodere in mezzo ai manifestanti. Al suo fianco vi era il presidente finlandese, Sauli Niiniston, oggi in visita in Turchia.

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Identificato kamikaze. Gli inquirenti turchi, intanto, hanno identificato uno dei due kamikaze autori della strage di Ankara: si tratta di un uomo che era tenuto sotto controllo perché sospettato di voler compiere attentati per conto dell’Is. Lo ha riferito il quotidiano Hurriyet, dopo che fonti di polizia hanno fatto sapere che è stata recuperata la carta d’identità di uno dei due aggressori. Il nome dell’attentatore suicida era inserito in una lista di 21 jihadisti la cui militanza nell’Is era nota alla polizia. In attesa di una conferma dagli esami del Dna, si sospetta che l’altro kamikaze possa essere un altro militante che figura in quell’elenco, Yunus Emre Alagoz, inquadrato prima della strage dalle telecamere di sicurezza attorno alla stazione di Ankara.

Yunus Emre ha viaggiato in Siria e Arabia Saudita, prima di aprire nel 2013 un centro di reclutamento jihadista nella provincia di Adiyaman, nel sud-est della Turchia. Il suo nome era già emerso in quanto fratello maggiore di Abdurrahman Alagoz, il jihadista immolatosi il 20 luglio in un attentato suicida a Suruc che ha fatto 34 morti a un raduno filo-curdo di gruppi di sinistra. L’ordigno usato per la strage di Ankara sarebbe molto simile a quello usato a Suruc, per la quantità e il tipo di tritolo e per l’impiego di sfere metalliche per causare più vittime. La cellula degli Alagoz sarebbe anche responsabile per l’attentato di giugno a un raduno della sinistra e dei filo-curdi dell’Hdp a Diyabarkir, che aveva causato quattro morti.

Convocati ambasciatori Usa e Russia. La Turchia ha convocato gli ambasciatori di Stati Uniti e Russia per metterli in guardia contro la fornitura di armi e il sostegno alle forze curde che combattono lo stato islamico in Siria. I rappresentanti diplomatici di “Stati Uniti e Russia sono stati convocati al ministero ieri (martedì) per esprimere loro le opinioni della turchia in merito al partito di unione democratica”, ha spiegato il funzionario del ministero degli Esteri turco, “sono stati lanciati i necessari avvertimenti”. Ankara considera il Pyd come la propaggine siriana del Pkk (partito dei lavoratori del Kurdistan), che dal 1984 porta avanti una cruenta guerriglia.

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Premier turco: “Mai armi ai curdi Pyd in lotta contro Is”. “La Turchia non tollererà mai aiuti armati a un’organizzazione affiliata al Pkk” come i curdo-siriani del Pyd, che in Siria combattono contro l’Is. Così il premier turco, Ahmet Davutoglu, ha risposto a una domanda sulla possibilità di una consegna di armi al Pyd da parte delle forze della Coalizione anti-Is. “Non permetteremo il trasferimento in Turchia di scorte di armi che si trovano in Siria”, ha aggiunto Davutoglu, precisando di aver espresso chiaramente agli ambasciatori di Stati Uniti e Russia la posizione di Ankara su Pkk e Pyd, che considera entrambe organizzazioni terroristiche. Per Davutoglu, sia lo Stato islamico che il Pkk potrebbero avere avuto un ruolo nell’attacco.

Secondo il premier, la Turchia ha il diritto di difendersi dai crescenti rischi derivanti dall’intervento russo in Siria, che dimostra la debolezza del presidente siriano Bashar Assad: “In quanto Paese confinante abbiamo gravi preoccupazioni e diritti certi, basati sulla legge internazionale, per proteggere la nostra

sicurezza”, ha detto il primo ministro. “Ora, dopo questi interventi in Siria, ci sono più rischi che in passato. Alla fine dovrà comunque essere il popolo siriano a decidere il proprio futuro”, ha detto Davutoglu.
da Repubblica

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