LA PROPOSTA: FONDI OSPEDALE COVID

Al presidente della Regione Lazio On. le Nicola Zingaretti

All’Assessore Regionale alla Sanità Dr. Alessio D’Amato

Al Direttore Azienda ASL Latina Dr. Giorgio Casati

Oggetto: destinazione dell’ospedale di Fondi a cura Covid-19 e del “Dono Svizzero” di Formia alla cura delle altre comuni patologie. In merito alle difficoltà dell’ospedale “Dono Svizzero” nella gestione della SARS-Cov-2 e delle altre comuni patologie, esiste una sola via d’uscita: organizzare la degenza dei pazienti affetti da Covid-19 in un altro ospedale. Con il trasferimento del reparto di Ostetricia e Ginecologia nel “Dono Svizzero”, operazione che doveva già essere fatta da tempo, l’ospedale di Fondi si presterebbe benissimo ad assistere pazienti, anche gravi, affetti da Covid-19.Purtroppo giunge la notizia che, al contrario, si trasferiscono tecnici dal laboratorio analisi del “Dono Svizzero” all’ospedale di Fondi, per garantire la guardia H 24, sebbene li si effettuino pochissimi esami notturni che potrebbero essere tranquillamente elaborati presso l’ospedale di Terracina. Nel frattempo al “Dono Svizzero”, sede del DEA, il personale è ridotto sempre più al lumicino. Chi dà queste disposizioni e, soprattutto, con quali motivazioni? Tenuto conto che non siamo ancora nel pieno del freddo invernale e della diffusione dell’influenza stagionale, saremmo ancora in tempo a realizzare un reparto Covid a Fondi, facendo in modo che il DEA di Formia possa dedicarsi esclusivamente a tutti gli altri pazienti. L’ospedale di Fondi ha apparecchi radiologici adeguati, tra cui una TAC di 40 strati (quella di Formia è di 16), ha posti di sub-intensiva post operatoria, trasformabili in Rianimazione senza alcuna spesa. Per la vicenda della bomba del maggio 2019, fu allestita una Rianimazione nell’ospedale di Fondi e sospesa quella di Formia. Pertanto si potrebbe anche in questo caso riproporre l’operazione e per giunta a costi decisamente irrisori.

Nella primavera scorsa fu riattivato inspiegabilmente il reparto di Malattie Infettive presso l’ex ospedale “Mons. Di Liegro” di Gaeta (indicato come centro Covid), ma in realtà i pazienti furono curati ed assistiti nei reparti del “Dono Svizzero”di Formia. A Gaeta furono ospitati solo convalescenti e paucisintomatici. All’epoca ci fu un incidente circoscritto ad alcuni tecnici della Radiologia del “Dono Svizzero”, mentre ora, con il coinvolgimento di altri reparti (Ortopedia, Medicina, Cardiologia), il fenomeno è ben più grave e dimostra come sia molto difficile utilizzare le stesse strutture per tutte le tipologie di pazienti, ivi compresi quelli ammalati di Covid-19.Ci sono stati diversi casi in cui i pazienti sono stati ricoverati senza il riscontro certo della loro negatività, con il conseguente contagio degli operatori sanitari. D’altronde finora con i test antigenici e i test molecolari processati a Latina, è stato molto difficile accertare la contagiosità dei pazienti, soprattutto quelli acuti.

Pertanto non si comprende come la commissione ispettiva aziendale abbia potuto concludere che i contagi nel “Dono Svizzero” siano stati provocati dalla scarsa attenzione del personale sanitario a proteggersi con i dispositivi individuali fuori dall’ospedale. Questa conclusione è veramente una colossale bugia. Ora sembrerebbe che si faranno i test molecolari anche nell’ospedale di Formia, ma solo per i pazienti acuti che afferiranno al Pronto Soccorso. Queste semplici domande e proposte restano senza risposta. Si invocano le dimissioni del Direttore Aziendale ma nessuno dell’intero consiglio regionale, tantomeno il Presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio, Giuseppe Simeone, risponde alle osservazioni e proposte che già dalla primavera scorsa furono inoltrate. Infine a proposito della campagna vaccinale e all’adesione da parte degli operatori sanitari (medici e non) sarebbe il caso di sviluppare un’adeguata sensibilizzazione, non limitandosi ad una lettera inviata per posta elettronica, che spesso può sfuggire. Il “Goretti” di Latina è stato dedicato al contrasto della pandemia con esclusivo ricovero dei pazienti malati di Covid-19; nel centro sud questa differenza non è stata fatta e ci sono promiscuità dei percorsi e confusione.

La differenza delle funzioni e dei percorsi tra i reparti ospedalieri che assistono pazienti positivi e quelli che curano patologie comuni va necessariamente definita. Ha dell’incredibile aver destinato il DEA del “Dono Svizzero” ad una funzione promiscua. L’obiettivo è debellare il virus e i contagi ed è per questo che bisognerebbe convergere e condividere iniziative di prevenzione, diagnosi e cura, che siano corrette, evitando dichiarazioni effimere e prescindendo da interessi di campanile. Purtroppo sono stati commessi errori ma quello decisamente più imperdonabile sarebbe il ripeterli.

Formia 02 01 2021

• Comunità Lazio Meridionale – Isole Pontine: Avv. Patrizia Menanno – Dr. Francesco Carta

• Associazione cittadini per la tutela dei beni comuni Formia: Dott.ssa Anna De Meo

• Laboratorio Socio Politico San Giacomo Gaeta: Ing. Marcello Di Marco• Sudpontino Social Forum: Dr. Biagio Magri

• Circolo “la Barba di Giove” : Ref. Formia Prof.ssa Maria Rita Manzo• Associazione Pendolari stazione Minturno – Scauri: Dr. Francesco Valerio

Il percorso esterno disposto per i pazienti affetti da SARS – Cov – 2. Al di quà della porta a vetri il percorso diviene promiscuo con il passaggio del personale e dei carrelli per il vitto.
I containers ed il percorso dall’esterno
Il percorso Covid dall’interno

Carrelli del vitto

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